Il lusso di andare a scuola (2/2) - The luxury of training

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Con mia gioia Maria Grazia ha saltato tutta la storia della profumeria, prevista invece per i corsi più lunghi, e ha fatto una breve introduzione sull’iter necessario a lanciare un profumo sul mercato (sono due aspetti che conoscevo già per averne letto tantissimo), e si è concentrata sulla parte esperienziale, legata alle componenti dei profumi. Con un centinaio di boccettine a disposizione (l’Olfactorium) mi ha accompagnata a distinguere tra una nota floreale e una fruttata, legnosa o speziata anche senza avere riconosciuto di che pianta si tratta. Semi, radici, cortecce, fiori, rami… ogni parte della pianta possiede certe caratteristiche che si possono imparare a riconoscere.
Poi abbiamo esplorato in cosa si differenziano le diverse materie prime (assolute e olii essenziali) in base alle loro caratteristiche e al metodo attraverso cui vengono ottenute; ho potuto conoscere dal vivo una serie di materie prime, anche molto costose o rare, che altrimenti sarebbero state lontane dal mio raggio d’azione. Poi abbiamo affrontato le sfaccettature olfattive.
Maria Grazia ci ha presentato tutte le possibili sfaccettature che un profumo può avere (verde, fiorita, legnosa, nuova freschezza, muschiata, ecc.) e con quali materie prime si compongono.
Alla fine del corso abbiamo fatto un piccolo test per verificare se avevamo imparato a riconoscere le sfaccettature all’interno di una fragranza misteriosa.
E’ stato bello interagire con le altre tre partecipanti al corso, piccole spugne curiose come me, ognuna proveniente da un percorso diverso; l’atmosfera è stata giocosamente seria per tutto il tempo, e i loro commenti e opinioni sono stati per me fonte di riflessioni inaspettate.
Eppoi il confronto con Maria Grazia, così disponibile a mettere le sue competenze a disposizione di chi ha voglia d’imparare, non si è interrotto alla fine del corso, ma è qualcosa che continua ad arricchirmi molto, e di cui la ringrazio.
Insomma, oltre al divertimento e alla gioia di “metterci il naso”, e al consolidamento di quel che già sapevo, questo corso mi ha dato moltissime informazioni che non avevo e ha riempito alcuni buchi. Ora sto ancora digerendo tutto con calma, ma devo dire che la mia curiosità di conoscere meglio le materie prime naturali e sintetiche è cresciuta ancora; mi sento ignorantissima e ho una gran voglia di ributtarmici dentro.
Intanto ho l’Olfactorium, con cui faccio pratica.

ENGLISH TEXT
Much to my joy Maria Grazia jumped over the entire history of perfumery provided instead for longer courses, and gave just a brief introduction the process to launch a perfume on the market (two things that I already knew from my reading), and focused on experimenting perfume components. Opening over 50 vials, one after the other, (the Olfactorium), she accompanied me to distinguish between a fruity or floral, woody or spicy note without recognizing the plant concerned. Seeds, roots, bark, flowers, branches... every part of the plant possesses characteristics that you can learn to recognize before knowing the name of the plant. Then we explored differences in various raw materials (absolute and essential oils) according to their characteristics and the method to obtain them; I could smell a full set of marvellous raw materials, even very expensive or rare, which would otherwise be well away from my range. Then we tackled the olfactory “facettes”. Maria Grazia presented us with all fragrance aspects or “facettes” (green, flowery, woody, new freshness, musk, etc..), helping us recognize materials in their composition. At the end of the course we had a little test to verify if we had learned to recognize facettes of a mysterious fragrance.
I appreciated the interaction with other participants in the course, little sponges just as curious as me; the atmosphere was playfully serious all the time, and their comments and views have been an unexpected source of reflections. Maria Grazia is totally involved in her “host” role, her enthusiasm has never failed, and continues to enrich me. I feel very grateful to her for letting her expertise available to those who want to learn.
In addition to the fun and joy of "putting the nose in", and to consolidating what I already knew, this course has given me new information, and the chance to fill in some blanks in my knowing. Now I'm still digesting everything, but my curiosity to learn more about raw materials is still growing; I feel ignorant and have a great desire to jump into it again.
Meanwhile, I practise with my personal Olfactorium.

Commenti

Tamberlick ha detto…
Mamma mia che invidia... CHE INVIDIAAAAA! ;-)

E se diventassi pure tu un naso?
Anonimo ha detto…
E' vero.
Prova ad immaginare.
Se un giorno tu diventassi un naso quale sarebbe la piramide olfattivo della tua prima essenza profumata e come la chiamaresti...
( sono convinta che fra le nante essenze profumate ci sarebbe del bergamotto e del benzoino...)

Ma questo potrebbe essere un gioco per tutti noi.
Personalmente se dovessi creare un'essenza mischierei vaniglia, ambra, patchouli, benzoino, mirra..
e la chiamerei... mah, questo è un pò più difficile, ci debbo pensare .

Alessandra di Varese
Anonimo ha detto…
ho letto con partecipazione il tuo breve resoconto e vorrei sapere se, dopo il corso introduttivo, conti di proseguire. vorrei anche seapere se hai avuto occasione di annusare qualche cosa che ti ha colpita o che magari non ti saresti aspettata. -prisca-
Marika Vecchiattini ha detto…
Prisca, sì, intendo proseguire, e ve ne racconterò mano a mano che procedo nelle mie esplorazioni ;-)
Il castoreo è la prima materia mai annusata che mi viene in mente. Me lo immaginavo diversissimo, invece nella sua potenza e animalità, è molto interessante. Odora esattamente di toscano spento, cacca, cuoio appena conciato. Lo so, raccontato così non sembra così piacevole, ma lo è (almeno per me!).

Davide e Alessandra, che domandona! Non sono convinta che avrò mai queste possibilità, perchè la chimica non è il mio forte. Vedremo cosa porterà il futuro, io resto qui e intanto mi preparo. Qui e oggi il "mio" profumo sarebbe senz'altro un legnoso-cuoiato con delle resine. Il bergamotto iniziale ci entrerebbe di diritto, (:-)) accanto alla neroli, perchè un profumone potente come lo immagino deve essere introdotto con gentilezza e lasciato crescere lentamente. Proseguirei con un cuore di iononi (violetta), swederal (cuoio morbido), opoponax e patchouli per un cuore caldo e antico. Nel fondo legno di cedro, qualche nota ambrata e muschiata (ma non quelle che piacciono a me, che non si possono più usare), benzoino e assoluta di tabacco -in quantità omeopatiche- per scaldare il tutto con solo una vaga idea di dolcezza.
Nella mia testa è ben chiaro come dovrebbe andare ciascun movimento, con che tempi e che proporzioni, chissà che un giorno non diventi
realtà? Non ho idea di come la chiamerei, ma inizierò a pensarci. Grazie per avermi fatta giocare!
Qualcuno vuole unirsi al gioco?
Anonimo ha detto…
chiedo scusa, ma c'è un'altra cosa che mi preme di sapere: di queste circa cento boccettine di cui è composto l'olfactorium, quante contengono essenze naturali e quante invece essenze sintetiche?
-prisca-
Tamberlick ha detto…
Cara B&B, ieri chiacchieravo con la mia amica che vende profumi e giustamente, data la mia curiosità e passione, mi ha detto. "Ma perché non fa il naso anche lei?" Anch'io come te ho replicato di non essere un chimico. Ho trovato fondata l'osservazione della signora che mi ha risposto dicendomi che non serve essere chimici per fare il naso. E mi ha portato l'esempio di questo sig. Zanella che ha fatto quegli splendidi profumi tra cui il tiglio di cui ho tanto parlato (e che se si decidesse dar loro un nome mi eviterebbe ogni volta di indicarlo con questa perifrasi!). Lui non è un chimico, eppure...
Beh... dal risultato, direi che è piuttosto incoraggiante! E pensa a Heeley che chimico non è (è laureato in legge!); e pensa a Lutens: che, è vero, si appoggia a Sheldrake, ma è lui che dà le direttive! E fa(ceva) il fotografo (mi sbaglio?).
E' vero, ultimamente siamo abituati ad assaggiare i profumi di nasi che sono anche chimici. Pierre Guillaume. Bertrand Douchaufour... La Giacobetti è diplomata all'ISPICA, come altri... Però permettimi di farti un'osservazione: PG a parte, tutte queste persone lavorano per qualcuno che gli fornisce un'idea. Eau d'Italie non è certo un parto della mente di Douchaufor! Idole, nasce per Lubin, come Tilleul per d'Orsay e via dicendo... O pensa ad Ellena: che ha lasciato a sua figlia The Different Company e ora lavora per Hermes! Baux, non lavorava per Coco Chanel? Potrei continuare...
Il fatto, mia cara, è che PG a parte è raro trovare un chimico con l'anima di un poeta! E se chi ha nozioni di mescola non ha qualcuno che gli dice cosa mescolare, molto spesso può giungere a creare cose magari raffinate ma che non capisce nessuno. Questa è la base per una mia critica, aspra, per una maison che si vanta di lasciare le briglie sciolte alla sua galleria di celebri nasi. Quei profumi, tranne due o tre casi, paiono più uno "sfogo" per quegli autori; più esercizi di stile che non discorsi artistici. E il più delle volte uno spreco di energia.
In buona sostanza, quello che ti voglio dire è che l'enologo raramente non si affiderà ad un sommelier che, da un punto di vista diverso, saprà descrivere quel vino meglio di chi lo fa.
Oppure pensa al compositore: prima scrive la sua musica sulla carta, poi la prova al pianoforte; ma se sta componendo una sinfonia, non potrà che immaginarseli gli ottoni, i legni gli strumenti a corda e le percussioni suonare all'unisono! Non ha a disposizione un'orchestra per ogni battuta che scrive! Solo alla fine potrà avere una visione d'insieme. E sul podio, a fare il "chimico", non ci sarà lui, ma il direttore d'orchestra. Eccezionalmente le due figure coincidono. Il compositore normalmente sta in platea, a correggere le note che non lo convincono.
Analogamente, è più naso chi sa discernere e comporre le note che chi le sa mescolare. E d'altra parte non si chiamano "note" quelle olfattive che evolvono in una fragranza che si muove in "tempi"? E non esiste una maison che si chiama "Sinfonie di note"? E non pare a te come a me che questo nome non si per niente originale?
Mai dire mai, cara B&B, è solo il titolo di un romanzo di Ian Fleming!
Marika Vecchiattini ha detto…
Prisca, controllo bene il numero di flaconi (probabilmente sono meno, una settantina...), intanto ti dico che c'è una prevalenza di naturali di prima qualità; parte dei flaconi però, non contiene note singole ma accordi di note che servono per esemplificare alcuni concetti espressi durante le lezioni. Cioè, se stiamo parlando di un certo accordo, nell'Olfactorium trovi la boccettina corrispondente.

Davide, le tue riflessioni sono giustissime: servono soprattutto il gusto e la creatività, la tecnica potrebbe mettercela anche qualcun altro. Grazie, lo terrò a mente.
Anonimo ha detto…
Ciao Marika, mi ha fatto davvero tanto piacere leggere il post relativo alla formazione, mi sono riconosciuta perfettamente nella "frustrazione" di cui parli, ovvero quella sensazione di non riuscire a rendere solide tutte le conoscenze acquisite in molti anni ,partendo dalla lettura di tutti i libri posiibili e immaginabili, di anni di "annusamenti" di profumi, di arricchimenti derivanti dalla lettura dei blog...l'insieme di conoscenze diventa sempre più imponente, ma, per quanto mi riguarda, è come se ogni volta fosse solo l'inizio, come se non bastasse. In realtà ci si rende conto che anni di applicazione e studio (uniti a conoscenze scientifiche di base appropriate e un buon naso)servono per iniziare a esplorare quello che finalmente ho capito (e ci è voluto tanto tempo) mi interessava davvero fare, ovvero provare a comporre dei profumi.Quindi da sola ho sviscerato tanti blog (per fortuna ci sono altre persone interessate alla profumeria artigianale, non tante!) e siti, ho cominciato a comperare materie prime sia naturali che sintetiche (non è facile trovare chi ti venda piccole quantità, ma qualcosa si trova).In tutto ciò mi sembra che purtroppo non ci siano corsi in Italia relativi alla formulazione di accordi, diciamo un po pratici (a grasse si, durano tre giorni, a maggio e a novembre)(oltre alle settimane estive), se non erro anche la scuola Mouillettes and c è più orientata alla conoscenza delle materie prime, delle famiglie olfattive, dei profumi finiti ma meno alla formulazione. Che ne pensi?hai suggerimenti da darmi?Parto sempre dal presupposto che quello che cerco non è il corso della scuola di versailles, ci vorrebbe un qualcosa di intermedio , per appassionati seriamente, ma non professionalmente. Grazie mille dell'attenzione.

Alessandra

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