Il profumo e il suo contenitore (1/2)

Qualche tempo fa, nel topic "Chypre" avevo chiesto a Claudio, architetto e designer che segue il blog, se secondo lui oggi ci sono bottiglie capaci di rendere giustizia al loro contenuto. Flaconi, cioè, in cui il contenuto e il contenitore raccontano la stessa visione estetica, o che abbiano lo stesos livello di design. Sia nella profumeria commerciale che in quella artistica, chiaro. Così ha scritto un testo (necessariamente sintetico e non esaustivo, ma ricco di stimoli) per spiegarmi la sua visione della questione. L'ho letto d'un fiato e gli ho subito chiesto se potevo pubblicarlo per condividerlo con tutti voi. Claudio è stato gentilissimo e ha detto di sì, ed ecco a voi la prima parte del suo report.

"La tipologia dei flaconi di profumo ha avuto un’evoluzione parallela a quella del gusto e degli stili che hanno caratterizzato le varie epoche; il design è stato sempre attento alle mode e agli stimoli dello stile in voga. Inoltre il profumo è stato da sempre imparentato con l’alchimia e con i suoi alambicchi e contenitori dall’aspetto misterioso. Un flacone paradigmatico del profumo ottocentesco è quello di Hammam Bouquet di Penhaligon’s: flacone vittoriano di grande raffinatezza. Forme liberty e neoclassiche caratterizzano i primi grandi successi di Guerlain che con Jicky, e Eau de Cologne Impériale pongono le basi ad un certo tipo di design molto decorativo.
Lo stile déco al massimo grado di raffinatezza formale appartiene ai profumi Chanel, che in tutta la loro semplicità ben interpretano lo spirito del tempo; uguale forza rappresentativa ebbe l’austero flacone di Knize Ten realizzato da Ernst Dryden, designer allievo di Gustav

Klimt il cui stile asciutto ed essenziale non sarà sicuramente dispiaciuto a quell’Adolf Loos architetto di punta della Vienna anni ‘20, che realizzò la boutique Knize (famosa per i suoi capi da uomo pregiati e sartoriali). Gli anni ‘20 furono anni pregni di cultura esoterica e l’alchimia ritornava di moda grazie alla nuova figura del leggendario Fulcanelli, misterioso alchimista operante nella Parigi in quel periodo e poi scomparso nel nulla per sempre: Coty, Guerlain e Caron si imponevano con il loro design evocativo di lusso voluttuoso e misteri chimici, in uno stile ancora insuperato.
Il grande orafo e designer René Lalique interpretava uno stile déco sensuale che risentiva delle
influenze liberty e i suoi cristalli divennero presto lo stato dell’arte nel campo dei contenitori per cosmesi femminile; nel 1905 apre il suo primo laboratorio in Place Vendôme dove inizia una proficua collaborazione con François Coty, e nel 1908 avvia la creazione di flaconi di profumi, di grande bellezza, che saranno fondamentali per la diffusione dei profumi Coty quali simbolo di lusso e raffinatezza.

Nel 1909 Lalique affina il suo stile applicando ai vetri le tecnologie farmaceutiche. Oltre che per Coty, Lalique disegna flaconi per profumi anche per D’Orsay, Guerlain, Houbigant, e Roger&Gallet.







Negli anni ‘40 lo stile déco ebbe forme più morbide e aerodinamiche, mutuate da un’estetica bellica dove le ogive delle bombe assumevano connotati sensuali (il flacone è la versione '40 di Evening in Paris).





Negli anni ‘60 si impone un’estetica nuova, libera dai clichè degli anni precedenti e che dà vita a contenitori leggeri, meno importanti, vetri sottili, da viaggio, il profumo è tutt’uno con la libertà (Eau Sauvage), il flacone perde connotati misteriosi e crepuscolari e irradia voglia di vivere il momento.



Negli ultimi trenta anni del ventesimo secolo non si sono prodotti sostanziali rinnovamenti nel design dei flaconi, salvo quale che eccezione come ad esempio i profumi Dalì, che riproponevano nel design lo stile surrealista del grande maestro; per il resto l’estetica era arbitraria e nei migliori casi si riprendevano stili passati."



Le foto sono di 1000Fragrances, Perfumeposse ecc. Cliccare sopra per accedere. Le foto senza link sono mie.
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Commenti

AlessandraDiVarese ha detto…
Splendido report.
Bravissimo Claudio.
Aspetto di leggere con piacere la seconda parte.
AlessandraDiVarese ha detto…
Desidero augurare BUONE VACANZE a voi tutti, amici del blog.

Sono appena tornata da Pantelleria dove ho acquistato AIRE (Profumi di Pantelleria) del quale avevo un campioncino, che ritengo sia molto fresco e leggero, perfetto per il caldo torrido dell'isola.

L'isola poi...eh si, è così magica e misteriosa... ma non divaghiamo.
marzipan ha detto…
A proposito di isole, sono appena tornata da Levanzo, dove non ho potuto comperare un bel niente. In compenso il bar che vende i giornali nel piattino al posto dei soldi spicci raccoglie profumatissimi fiori di gelsomino, e a Favignana il bar a fianco del monumento a Florio col gelsomino ci fa la granita. Eccezionale.
Marika Vecchiattini ha detto…
Uau la Sicilia spopola eh? Io non vedo l'ora di poterci andare. Me la immagino profumata. Mi immagino l'aria gonfia di odori: di gelsomino, di zagara, di spruzzi d'onda. Di notte, invece, immagino che la terra rilasci il calore accumulato durante il giorno, e salgano odori spessi, conturbanti, misteriosi. Associo la Sicilia alla sensualità: se in me c'è qualcosa di caldo e seducente, viene sicuramente da lì (mia nonna era siciliana). Lo vedo anche nei siciliani che conosco, sono persone particolari, fuori dagli schemi: a volte difficili a causa di un senso della propria individualità portato all'estremo, ma con una propensione al piacere (gastronomico, olfattivo, culturale) in cui mi è facile riconoscere le mie stesse radici.

Che mi raccontate voi amiche appena tornate da quelle terre?

Bene, credo che la maggior parte di voi sia in ferie, beati voi, io le mie le ho più o meno finite (a parte una parentesi prossima di cui poi vi parlerò) ma non mi posso lamentare, quest'anno ho fatto un bel viaggione, di quelli che sognavo da tempo.

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