Hiroshima Mon Amour (work in progress #4)

Some time ago Stephane mailed me some vials with his first explorations on the theme of Japan and an outline of the fragrance Hiroshima Mon Amour. Stephane's almost finished it and now is busy giving the final brushes, but the basic structure and most of the development, are there already. He defines it a "parfum de peau," and indeed it is; although it’s very present, stays near the skin and projects only a little. Here you have a draft of the packaging and the visual accompanying it, still to be confirmed.

The composition opens lively with fresh, sour and a little pungent citrus (orange and lime, perhaps?), with a “smile”, invigorating effect, almost playful, but within minutes it becomes more delicate and intimate. Stephane had written extensively about cherry blossom, I’m not sure he’s actually put it inside the formula, maybe not but in any case the image that flashed in my mind after 5 minutes was that of a bunch of cherry trees, loaded with small white flowers flying in the air.
I love the accord yuzu-clove-cinnamon, because it’s completely different from how I’d anticipated: here cloves give freshness without the "sting" and cinnamon warms the accord mildly, the same way a spring sun would do, this isn’t the usual "superhot” cinnamon. Maybe he used leaves instead of bark? In the heart I can detect a creamy-soapy note, maybe sandalwood coupled with vanilla (absolutely non-food type), rounding and giving body to the whole composition.
From the draft, I’d say that there’s no sensuality in this fragrance, and this makes it quite different from other works in the Nez à Nez line: where Bal Musquè, Atelier d'Artiste, Ambre à Sade (just to name a few) are sensual (that means titillating taste and/or sexuality), this is a clean fragrance, somehow restrained, to be interpreted in the most personal way. Like a haiku.
I noticed a tiny bit of melancholy, too. As something still unsaid, as if something in this story was missing. It’s not connected to what's inside the bouquet, but to what it’s not there. Perhaps this is the meaning of the perfume: Hiroshima today is lively, enjoys spring… Japanese girls stroll in parks chatting happily ... the pain of torn flesh and the despair of the victims are not to be found. But the fact that once there’s been a time where all the world’s sorrow focused here, maybe has left an empty footprint, a vibration in the air, a sense of absence that you can clearly feel. The Haiku on the box sais “The Renewed”.

Now I’ve been wearing the draft for a while, and I’ll love to smell the finished perfume!
I’ll report Stephane’s thoughts again, about the finished work, the launch and everything.

Read previous posts regarding Hiroshima Mon Amour!

Up-to-date:
"I thought about your comments (in the italian comments area) and is remarkable that you were able to read me in deep and feel the delicate attempts and efforts to give a light scent to a very intense scent like this. The absence, with clear lines, the concepts of "empty" and "full" is a concept that I'm certainly passionate about.
My idea was to give an increasingly dominant force in a perfume that speaks of life and its struggles, removing and eliminating notes and nuances that might undermine the sanctity of my serious and creative purposes.

(continues here)

Commenti

Michiko ha detto…
Ciao! Sono la sorella di Santo, lui mi ha parlato di te, di quello che fai e del tuo blog e quindi... eccomi qui! ;)
Ho appena finito di leggere questo post e... accidenti, LO VOGLIO, questo profumo!! (Santo mi aveva avvertita, lo so, lo so...). Mi piacerebbe partecipare ad uno dei tuoi incontri, come si fa? Vado ri-bloggarti con un post, così possiamo trovarci qui, o via mail... continuo a leggerti, però, sei BRAVISSIMISSIMA!!!
Claudio ha detto…
non riesco ad immaginare questa raffinata interpretazione di un tema complesso, delicato, tremendo. Personalmente da tanto cerco un profumo dell'assenza, dell'abbandono, un profumo lacerante che penetra l'anima con la forza di chi non c'è più. Cerco le molecole della memoria.So anche che questo profumo non esiste ne mai potrà esistere. C'est tout
Marika Vecchiattini ha detto…
Michiko ciao, che bello incontrarti (e so che anche Santo ogni tanto passa di qui). Non posso dirti quanto mi fa piacere!
Per venire a qualche incontro, se vuoi puoi telefonare a Caleri così intanto ci facciamo un'idea di chi viene, quante sedie servono ecc... altrimenti vieni e basta, non c'è bisogno di nient'altro se non di un naso curioso. Ci vediamo di nuovo giovedì 18!

Claudio, cavolo che bella definizione!
Però... credo che un profumo così sia diverso per ognuno di noi. Cioè, se ti riferisci alla memoria di qualcuno in particolare (una mamma/nonna/donna amata), credo che spruzzare il profumo indossato (se esiste) della persona in questione, possa farcene sentire ancora di più la mancanza. Una mancanza "concreta".
Se invece ti riferisci all'assenza grande, quella dei deportati in un campo di concentramento, quella dei morti per la Bomba, quella della fetta di umanità che manca all'appello dopo un terremoto... forse un profumo così strazierebbe l'anima in un modo così profondo che non so se qualcuno riuscirebbe ad indossarlo.
E non sono discorsi oziosi come potrebbero sembrare.
Claudio ha detto…
Non un profumo di una memoria personale, di una persona conosciuta, in quel caso l'operazione è abbastanza semplice; Penso ad un profumo che evochi la memoria collettiva del passaggio temporale, della fragilità della vita, un profumo che aiuti nella percezione del momento presente nella sua fugace realtà contrapposta alle realtà che sono state e ora perse nello spazio tempo.
Marika Vecchiattini ha detto…
Il discorso mi prende parecchio. Io adesso ho capito cosa intendi, ma non so se un profumo così potrà mai esistere, perchè quello che crea malinconia a noi, qui, immagino possa essere diverso da quello che crea malinconia, senso di assenza a Tokyo, Parigi, o a Rio de Janeiro. La Saudade, secondo me, odora diversamente dallo Spleen.
Perchè è diversa la cultura olfattiva dei due Paesi, anche se lo stato d'animo è lo stesso. Nessuno dice che un profumiere italiano o comunque europeo non possa provarci, a farcene sentire l'odore. Stephane in parte ci è riuscito, ma in quell'ambito specifico di Hiroshima, non in ambito universale. Non è "odore dell'assenza". E non è detto che chiunque annusi HMA lo "senta", questo stato d'animo, specie se non sa da cosa è stato ispirato.

Per fare invece un discorso simile ma in qualche modo non perfettamente centrato con quel che dici tu, non pensi che sia l'essenza stessa del profumo, ad evocare quello che tu descrivi come "percezione del momento presente nella sua fugace realtà contrapposta alle realtà che sono state e ora perse nello spazio tempo"? Voglio dire: è proprio per sfuggire a questa sensazione di "tempo che sfugge", vita che passa, presente che è già passato, perosne che c'erano non sono più, che ai profumieri viene chiesto di far durare la fragranza sempre di più, all'infinito. Per trasformare tutto in un unico, eterno, momento presente.
Come se il profumo con la sua fugacità ci riportasse alla consapevolzza il fatto che il tempo scorre, noi invecchiamo, cambiamo e moriamo. Esattamente come la fragranza che abbiamo scelto di indossare. Come se in qualche modo, questa transitorietà che i profumi ci sottolineano, fosse qualcosa che non possiamo sostenere, che tentiamo di scacciare perchè ci crea, appunto, malinconia, senso di assenza, di vuoto...
Claudio ha detto…
Un profumo indossato non è più già il profumo nel flacone. Tutto cambia con noi , il trasformasi del profumo nelle ore è una sorta di comunicazione e anche una metafora del cambiamento che avviene col passare del tempo. Il profumo cessa di essere prodotto per diventare confidente, porta di comunicazione fra noi e l’altro che pure è sul nostro confine rappresentato dalla pelle. Allora potremmo supporre il profumo come ponte fra il nostro limite corporeo e quello che ci circonda, uno strumento di comunicazione che può dialogare con il mondo attraverso canali inconsueti; canali sensoriali che non passano attraverso il pensiero astratto ma che comunicano sensazioni. Le sensazioni sono la nostra presa sul mondo, il nostro appiglio ad una realtà che per altri versi ci sfugge. Intendo, ancora, il profumo come amplificatore di percezioni per accedere a recessi sconosciuti del’essere dove il confine fra noi e gli altri diviene più labile e in tale assenza di confini sentiamo pienamente la presenza o l’assenza dell’altro. Mi sembra che stiamo tracciando le basi per una fenomenologia del profumo….mi piace!
Marika Vecchiattini ha detto…
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Marika Vecchiattini ha detto…
Bonjour my friend, Juste pour vous dire que j'ai médité à propos de votre interprétation.
C'est assez fort de votre part de pouvoir lire ces travaux en profondeur et de percevoir les délicatesses et les efforts de subtilité entrepris dans un parfum tonitruant et très marqué comme celui-ci.
L'absence, la ligne claire, les vides et les pleins sont des notions que me passionnent assurément.
Mon idée grandissante a été de donner une force dominante au parfum qui parle de la vie et de ses combat tout en retirant et en éliminant les odeurs mixtes et nuancées risquant d'affaiblir le caractère sacré et grave du propos parfumé.
Pour ceci, il m'a fallu faire des concessions et des sacrifices pour ne donner que l'essentiel : Une gaité enfermée dans un tiroir de bois précieux japonais, laqué à l'encre vinylique, légèrement fumé, une gaité vive (accord yuzu et zeste de mandarine giroflée) et étouffée dans le même temps qui ne demande qu'à sortir de ce meuble traditionnel.
Stephane
Anna Maria ha detto…
(traduzione) Ho meditato sui vostri commenti è notevole che siate riusciti a leggere in profondità i miei tentativi e percepire le delicatezze e gli sforzi per dare leggerezza a un profumo altrimenti tonitruante e molto marcato come questo.

L'assenza, le linee chiare, i vuoti e i pieni sono concetti che sicuramente mi appassionano.

La mia idea crescente è stata di dare una forza dominante a un profumo che parla della vita e delle sue lotte togliendo ed eliminando gli odori misti e sfumati che rischiano di indebolire il carattere sacro e grave della mia finalità creativa.

Per questo ho dovuto fare concessioni e sacrifici per dare solo l'essenziale:
Allegria chiusa in un cassetto di prezioso legno giapponese,laccato all'inchiostro vinilico, leggermente fumoso, una vivace allegrezza(accordo yuzu e buccia di mandarino punzecchiato di chiodi di garofano), al contempo soffocata, che non chiede che di essere tirata fuori da questo mobile tradizionale.

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