Fougère Royale e Quelques Fleur L'Original - Houbigant



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Fougère Royale (1882) è nientemeno che il capostipite di una famiglia di fragranze caratterizzata dalla presenza di note aromatiche (lavanda, anice, salvia, basilico, estragone ecc) accoppiate a spezie e legni, contrastate delicatamente da una nota dolce (vaniglia, fava tonka, eliotropina ecc). In particolare, Fougère Royale contiene cumarina, una molecola sintetica che si ricava dal fieno, allora appena scoperta. Anche Jicky di Guerlain (1889) contiene cumarina, insieme a linalolo e vanillina, e questo li rende i primi profumi “moderni” della storia, cioè non legati esclusivamente alle materie prime naturali, ma già dotati di un certo grado di astrazione. Da Fougère Royale discendono tutti i profumi della famiglia fougère: tra i più famosi Brut (Fabergè), Drakkar (G. Laroche), Azzaro, Paco Rabanne, Jazz, Kouros (YSL), Cool Water (Davidoff), fino ai nuovi fougères moderni che aggiungono note fruttate, fiorite e fresche come Hugo (Boss), Minotaure (Picasso), L'Homme YSL, Prada Homme, Custo Man (C. Barcelona) ecc.


Sarà perchè la nota centrale del profumo, la cumarina, si usa tutt'oggi, ma il Fougère Royale ricostruito da Houbigant è piuttosto vicino a quello dell'Osmothèque che ricordo io. Le differenze (vado a memoria) risiedono soprattutto nella generale sensazione di ruvidezza/fieno caldo dell'originale, tutto dorato e avvolgente, che nella versione moderna diventa più fresca, verde, ombreggiata. L'effetto è deliziosamente rètro (questo profumo ha 130 anni!) e mi pare che incarni piuttosto bene l'intenzione di avvicinarsi all'originale: vigoroso, elegante, piacevolissimo da indossare anche senza saperne tutta la storia!


Al centro di Quelques Fleurs (1912) c'era un bouquet delicato e sontuoso di fiori bianchi perfettamente bilanciati senza solisti, accompagnato dalle aldeidi (C12mna). L'effetto non era saponoso o smaltato, ma soffusamente luminoso. Un pizzico di spezie e un fondo di muschio e zibetto lo portavano in una direzione sensuale e avvolgente, tanto da sembrare un progenitore diretto del N.5 di Chanel, e chi ha sentito una versione vintage ne può percepire la vicinanza. La versione moderna che ho potuto provare in estratto, mantiene il bouquet fiorito riducendone però la ricchezza, e spinge sulle aldeidi, con un risultato più brillante e “verde-primaverile”, pulito/saponoso. Era ed è, sostanzialmente, un fiorito aldeidato, e resta fedele alla sensazione di delicatezza sofisticata; ma poiché nel fondo mancano le note muschiate che funzionavano da contrappeso all'accordo fiori-aldeidi, il risultato è smaltato, fresco, metallico. Più contemporaneo direi, e non poteva che essere così, date le premesse. Mi pare un onesto tentativo di celebrare, nel centesimo anno dal lancio, una fragranza che ha davvero fatto la storia, ma purtroppo, l'originale resta lontano.

Commenti

rob ha detto…
Quelques Fleurs mi ha incantato all'inizio, poi però mi ha perso un po' nel drydown, mi è sembrato troppo squillante e non equilibratissimo.

Invece Fougère Royale mi è sembrato un capolavoro. Un grande profumo, nel vero senso della parola: straclassico ma con sempre qualcosa di nuovo da dire, come devono essere i classici veri... è entrato trionfante nella mia wishlist. Ho già capito che dopo l'acquisto mi metterò a radunare l'esercito per invadere la Russia... che ci volete fare, certi profumi danno alla testa.
Marika Vecchiattini ha detto…
:-D ... rotolo dalla sedia... (e quanto hai ragione!)
Anonimo ha detto…
Grazie di cuore per queste parole...oggi ho sentito allo Smellfestival questo capolavoro dell'alta profumeria e sono rimasta incantata. Ecco come si profumavano gli Ussari. Merci!

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