White Linen (Estèe Lauder, 1978)
Si apre con un mix pulito e fresco di limone ed aldeidi, subito rinforzate da un gelsomino raffinato e non troppo dolce. Io lo adoro, il gelsomino. Qui non è la nota dominante, perché è associato a garofano, mughetto e lillà per un effetto asciutto, talcato, garbato, quasi timido. Si chiude con cedro, sandalo e benzoino, un fondo rarefatto e non invadente molto coerente col resto della composizione. Un profumo pulito nel senso di netto, definito, una fragranza in cui tutte le note sono miscelate tra di loro senza accenti acuti, senza opposti, senza cuciture fastidiose.
Definisce un'eleganza sofisticata, intellettuale, di una donna che si profuma per sé stessa e che preferisce starsene un pò per conto suo, piuttosto che in mezzo al casino. Una che si muove in maniera elegante semplicemente perché lo è.
La composizione di WL negli anni non mi pare cambiata, e quando l'annuso ritorno al periodo in cui ero una ragazzina e annusavo qualsiasi cosa avesse un odore. Avevo una venerazione per questo profumo ma ovviamente -avrò avuto 14-15 anni- non potevo permettermelo, quindi mi è rimasto dentro come un desiderio struggente ed irrealizzabile. Il profumo dell'impossibile.
E' uno di quelli che periodicamente vado ad annusare, ma fino ad oggi non l'ho mai comprato. Mi piace riaprire la porta ogni tanto e ritrovare quell'emozione. Ma forse ora dovrò farlo, prima che modifichino qualcosa nella composizione e quest'emozione resti chiusa dietro ad una porta ed inaccessibile per sempre. Forse la paura che cambino le formule alla chetichella mi sta facendo diventare paranoica, ma mi preoccupa che quest'anno abbiano lanciato il Pure White Linen, che dovrebbe essere una versione alleggerita e modernizzata dell'originale, ma che a dirla tutta non lo ricorda nemmeno da lontano. WL ha personalità e carattere; Pure WL, no. Anche a livello creativo, non ha originalità e secondo me anche la qualità degli ingredienti lascia un pò a desiderare. Non che questo sia un handicap in generale, ma lo firma Estée Lauder, marchio leader della cosmetica USA con un posizionamento alto ed immagine di lusso e raffinatezza (o almeno, la versione americana di questi due concetti), e questo sì che è un problema. Se ne devono essere accorti: così, per dargli una patina glamour hanno chiamato Gwyneth Paltrow, già testimonial di Pleasures. La Paltrow ha l'immagine perfetta per White Linen. Purtroppo però l'hanno utilizzata per promuovere "il fratellino insipido". Ricapitolando: marchio prestigioso, testimonial raffinatissima, profumo banalotto. Ok, già visto.
Definisce un'eleganza sofisticata, intellettuale, di una donna che si profuma per sé stessa e che preferisce starsene un pò per conto suo, piuttosto che in mezzo al casino. Una che si muove in maniera elegante semplicemente perché lo è.
La composizione di WL negli anni non mi pare cambiata, e quando l'annuso ritorno al periodo in cui ero una ragazzina e annusavo qualsiasi cosa avesse un odore. Avevo una venerazione per questo profumo ma ovviamente -avrò avuto 14-15 anni- non potevo permettermelo, quindi mi è rimasto dentro come un desiderio struggente ed irrealizzabile. Il profumo dell'impossibile.
E' uno di quelli che periodicamente vado ad annusare, ma fino ad oggi non l'ho mai comprato. Mi piace riaprire la porta ogni tanto e ritrovare quell'emozione. Ma forse ora dovrò farlo, prima che modifichino qualcosa nella composizione e quest'emozione resti chiusa dietro ad una porta ed inaccessibile per sempre. Forse la paura che cambino le formule alla chetichella mi sta facendo diventare paranoica, ma mi preoccupa che quest'anno abbiano lanciato il Pure White Linen, che dovrebbe essere una versione alleggerita e modernizzata dell'originale, ma che a dirla tutta non lo ricorda nemmeno da lontano. WL ha personalità e carattere; Pure WL, no. Anche a livello creativo, non ha originalità e secondo me anche la qualità degli ingredienti lascia un pò a desiderare. Non che questo sia un handicap in generale, ma lo firma Estée Lauder, marchio leader della cosmetica USA con un posizionamento alto ed immagine di lusso e raffinatezza (o almeno, la versione americana di questi due concetti), e questo sì che è un problema. Se ne devono essere accorti: così, per dargli una patina glamour hanno chiamato Gwyneth Paltrow, già testimonial di Pleasures. La Paltrow ha l'immagine perfetta per White Linen. Purtroppo però l'hanno utilizzata per promuovere "il fratellino insipido". Ricapitolando: marchio prestigioso, testimonial raffinatissima, profumo banalotto. Ok, già visto.
Commenti
E' grande il potere dell'olfatto!
A presto!
Non posso dire che non mi piace, ma è rarefatto, troppo luminoso, troppo aperto (non riesco a dirlo meglio), troppo altero ecco.
Una donna così elegante e raffinata da suscitare soggezione: e in effetti, non sono io ;)