Con Naomi Goodsir e Isabelle Doyen
Entro nella stanza n.55 e vengo accolta da un ambiente completamente bianco . La moquette per terra è di uno spesso color crema, morbido e voluttuoso. Tutto il resto è bianco latte: i mobili sono stati avvolti in strati di lenzuola candide. L'idea è quella di annullare la percezione cromatica e lasciar spazio ad un'uniformità straniante. Naomi Goodsir voleva evocare quelle notti d' insonnia quando la mente è immersa in un rumor bianco ronzante e indefinibile , che non ti permette di afferrare i pensieri, di riconoscere le emozioni. Sei lì, alla deriva in una nebbia polverosa che ti ottunde il cervello, già mezzo intontito dal sonno eppure incapace di addentrarcisi , e ti sembra che non ne uscirai mai. Una cosa abbastanza disturbante. Nella stanza, l'unico stimolo che colpisce i sensi è un forte profumo vegetale, verde, magnetico, primitivo e gentile insieme . Ci si mette un po' a capirlo, ma è tuberosa. Anzi è il nuovo profumo alla Tuberosa di Nao...