Borneo 1834 (Serge Lutens, 2005)
Mercoledì è stata così gentile da raddoppiare il profumo che stava aspettando da Parigi (... o forse la mia richiesta è stata troppo sfacciata?) e così anch'io ora sono tra i fortunati proprietari di una bottiglia da 75 ml di Borneo 1834.
Lo indosso da diversi giorni e devo dire che è piuttosto differente da come me l'aspettavo: l'aroma del sample in crema che avevo ricevuto dal Palais Royal non è poi così vicino all'aroma dentro la boccetta.
Ho trovato il profumo molto più ruvido, ombroso e in fondo, molto più affascinante! Lutens e Sheldrake sono riusciti a creare uno dei soliti capolavori olfattivi: il nome di questo profumo, infatti è proprio un riferimento al luogo e all'anno in cui i primi occidentali incontrarono il patchouli. Per il suo aroma canforato capace di repellere gli insetti, il patchouli veniva messo nei bauli che portavano le sete preziose dall'oriente in Europa. Arrivate a destinazione dopo qualche settimana/mese di viaggio, le sete restavano impregnate dell'odore del patchouli per mesi. E' così che l’aroma di questo legno venne associato in maniera indelebile all'idea di lontano, esotico e lussuoso, tanto da entrare nell'immaginario collettivo e rimanervi fino ad oggi.
E il protagonista centrale di Borneo 1834 è appunto un patchouli caldo, terroso e maestoso che non cede nessuna dolcezza, accompagnato da una nota una pungente di canfora, una verde di galbano, una aromatica di cognac (che però non risulta da nessuna parte) e una nota speziata di cardamomo e cacao amaro. Ma amaro al 95%, eh, qui del cacao ci sono il calore, il fascino e null'altro! A questo punto, a qualcuno verrà in mente Angel di T. Mugler (per l'accordo patchouli-cioccolato), ma i due profumi non potrebbero essere più diversi: tanto Angel è goloso, squillante, glamour come una palla da discoteca, quanto Borneo è primitivo, ruvido, dotato di un'inconsapevole grazia animale.
Nell'insieme un profumo ombroso, indomabile e misterioso, esperienza molto diversa da quel che siamo abituati ad annusare. Su una donna dai colori scuri diventa cosi sensuale e insolito da risultare quasi inquietante, sulla pelle maschile diventa profondo e caldissimo.
La persistenza potrebbe essere migliore, non è un profumo che vive a lungo perché l'avvio prepotente si smorza tutt'assieme; meglio sui vestiti. Comunque, ipnotizzante.
Foto by Gigi Cavallo http://www.valtaro.it/
Commenti
Sto scherzando... certo che lo sono, lo so benissimo.
;-)
Questo profumo esercita su di me un fascino davvero prepotente. Quel genere di patchouli lì, con quella nota di cacao lì, per me è un insieme da urlo.
Magnifiscent
Halexy, quali sono i Lutens che conosci bene?
Non ti avevo detto cara berg&benz che adoro anche il "patchouli", che trovo avvolgente e caldo nei mesi grigi nebbiosi e freddi della mia milano. Con affffetto. Aromatics
Federica, l'avevo annusata tempo fa ma non ero riuscita a farmene un'idea precisa (avevo annusato altre 200 fragranze quel giorno) e quindi ora non me la ricordo... ci racconteresti cosa c'è dentro (cos'hai sentito tu)?
Grazie
Non riesco a trovare il suo blog.
Grazie.
La seconda volta c'è stata la folgorazione. Non me la ero meritata, come d'altra parte succede in tutte le illuminazioni degne di questo nome: mi è arrivata da fuori, non so bene se dall'alto o dal basso. Anzi lo so: da lontano. Borneo è una pozione magica, giunta via mare dal continente nero (nero proprio nel senso che intendeva Conrad in "Cuore di tenebra”) dopo aver viaggiato per giorni a dorso di cammello su una dimenticata pista caravaniera.
L'ha preparata una strega che vive nella savana. Lei è alta, sottile, tra la giovinezza e la maturità, profondamente africana e con un sorriso che può incantare o atterrire. Quando danza gli animali si voltano a guardarla, perché a farlo si diventa più vicini alla propria natura.
Il composto liquido che ha preparato è un talismano su misura per me. Se lo indosso sul polso destro mi protegge dagli influssi negativi e mi regala la consapevolezza del mio posto nell'universo, per tutto il tempo in cui rilascia il suo aroma.
Non saprei dire, e non voglio nemmeno sapere, cosa ci ha messo dentro. Sono sicuro però che è stato fatto impastando delle zolle prese dal giardino sacro di un villaggio con una spezia più pungente di quanto a noi europei piacerebbe.
L'essermi reso improvvisamente conto di tutto questo non mi ha fatto cambiare idea su di lui: è sempre bizzarro e oscuro, ma d'altra parte è un intruglio magico, non un profumo, e mi sta benissimo così. Perché funziona meravigliosamente.
Serge, Christopher e Marika, per colpa vostra dovrò cambiare religione... ancora ;)