Pierre Guillaume: "Huitième Art-Parfums"
Devo dire che ero partita un pò prevenuta: le bottiglie che contengono i profumi non mi dicevano niente di promettente, le trovavo davvero poco attraenti. E' vero che dal vivo la sensazione migliora rispetto alle foto, il vetro satinato opaco ha un feeling molto piacevole al tocco e le proporzioni sono perfette ma continuavo a trovare brutto il tappo. Le fragranze invece, sono particolari, tracciano una direzione completamente nuova nella vita artistica di Pierre Guillaume, il loro compositore: "Se dovessi fare oggi un patchouli non sarebbe come Aomassai (di Parfumerie Generale, la sua prima linea): la mia sensibilità e la mia capacità tecnica sono cresciute, in questi anni”.
Octavian Coifan, apprezzatissimo blogger e storico delle fragranze, sul suo blog 1000Fragrances lo ribadisce costantemente fin dal logo: “Il profumo è l'ottava arte”, e poichè Pierre è d'accordo, ha sentito che questo concetto doveva essere ripreso e ribadito, per questo la sua linea nuova si chiama "Huitième Art-Parfums". Cioè “L’ottava Arte. I Profumi” (siamo in molti a condividere quest'idea e ognuno sta contribuendo a modo suo a divulgarla; il mio libro, nel suo piccolo, s'intitola "L'Arte del Profumo" proprio perchè parte da questa stessa visione).
Per creare gli accordi alla base delle nuove fragranze, Pierre ha usato una tecnica che gli è stata proposta perchè ormai ha fama di sperimentatore, ma presto sarà disponibile a tutti i compositori; si tratta di una specie di estrazione molecolare, una "fotografia chimica" dell'odore, che poi viene fedelmente riprodotta in laboratorio. Una tecnica che aveva permesso negli anni scorsi di giungere ad alcune belle fragranze fruttate (al fico, ad esempio) e che inizia ad essere usata anche per riprodurre altra frutta, come mirtillo, mango, pera, ed altre note tipo il miele, con un risultato fresco e molto naturale, immediatamente riconoscibile.
Così, la pera è il tema portante in Ciel D'Airain (Cielo Plumbeo), ed è come averla sotto il naso: non romantica e pasticcera come quella di Annick Goutal nè metallica e refrigerata come in Higher di Dior. Qui c'è il frutto, accoppiato al sentore di olivo, per una sensaizone di "frutto pronto da mordere". Vohina si basa sull'interazione tra fieno, fiore di pesco e miele di lavanda, Ambre Cerulèen gioca sull'accordo sandalo-opoponax-fava tonka; Fareb su elicriso e ginseng, Naiviris sulla nota polverosa di un fiore africano la Kigelia, che somiglia ad un iris di colore rosso (i legni, il benzoino e questo fiore suggeriscono la raffinata polverosità dell'iris, senza che l'iris sia presente) e Sucre d'Ebene esplora l'insieme zucchero di canna-hamamelide- benzoino.
Quello che ho apprezzato, più che la novità degli accordi, è la nuova scrittura olfattiva che suggeriscono; non c’è più niente della struttura classica; lo sviluppo a cui siamo abituati è sparito per lasciare il posto ad un'idea di “quotidianità”, come un'immagine fuggevole di me in un orto, di me in un frutteto, di me sotto un cielo plumbeo… immagini impressioniste, immediatamente piacevoli perchè immediatamente riconoscibili. L'Ottava Arte di cui ci parla Pierre è quella in grado di rileggere e riprodurre la realtà con un artificio che la ricrea, rendendola più vera del vero, come in un dipinto iperrealista. Allora, ripensandoci, mi suona coerente anche la bottiglia; nella nuova visione di Pierre, il profumo come Arte perde quell'eccezionalità delle cose preziose ed esclusive, per diventare un'esperienza di vita vera, le bottiglie di conseguenza devono perdere qualsiasi allure per trasformarsi in oggetti di design quotidiano, lussusosi quanto uno imbuto col naso di Pinocchio o un divano a forma di bocca.
“Quello che ho fatto finora rischiava di incasellarmi per sempre in un filone, in un'etichetta in cui iniziavo a sentirmi un pò stretto". In effetti chi non ha mai sentito uno dei suoi profumi creati per Parfumerie Generale e incontra per la prima volta Aomassai, Cuir Venenum o altri, rimane tutt'oggi colpito dalla "novità" del messaggio, ma per Pierre quella che era una novità qualche anno fa non esprime più ciò che lui è oggi. "Hutitième Art - Parfums" parla di una mente aperta e del suo desiderio di uscire dai concetti già conosciuti per esplorare nuove definizioni; e questo tentativo, per me, oggi, vale oro.
Octavian Coifan, apprezzatissimo blogger e storico delle fragranze, sul suo blog 1000Fragrances lo ribadisce costantemente fin dal logo: “Il profumo è l'ottava arte”, e poichè Pierre è d'accordo, ha sentito che questo concetto doveva essere ripreso e ribadito, per questo la sua linea nuova si chiama "Huitième Art-Parfums". Cioè “L’ottava Arte. I Profumi” (siamo in molti a condividere quest'idea e ognuno sta contribuendo a modo suo a divulgarla; il mio libro, nel suo piccolo, s'intitola "L'Arte del Profumo" proprio perchè parte da questa stessa visione).
Per creare gli accordi alla base delle nuove fragranze, Pierre ha usato una tecnica che gli è stata proposta perchè ormai ha fama di sperimentatore, ma presto sarà disponibile a tutti i compositori; si tratta di una specie di estrazione molecolare, una "fotografia chimica" dell'odore, che poi viene fedelmente riprodotta in laboratorio. Una tecnica che aveva permesso negli anni scorsi di giungere ad alcune belle fragranze fruttate (al fico, ad esempio) e che inizia ad essere usata anche per riprodurre altra frutta, come mirtillo, mango, pera, ed altre note tipo il miele, con un risultato fresco e molto naturale, immediatamente riconoscibile.
Così, la pera è il tema portante in Ciel D'Airain (Cielo Plumbeo), ed è come averla sotto il naso: non romantica e pasticcera come quella di Annick Goutal nè metallica e refrigerata come in Higher di Dior. Qui c'è il frutto, accoppiato al sentore di olivo, per una sensaizone di "frutto pronto da mordere". Vohina si basa sull'interazione tra fieno, fiore di pesco e miele di lavanda, Ambre Cerulèen gioca sull'accordo sandalo-opoponax-fava tonka; Fareb su elicriso e ginseng, Naiviris sulla nota polverosa di un fiore africano la Kigelia, che somiglia ad un iris di colore rosso (i legni, il benzoino e questo fiore suggeriscono la raffinata polverosità dell'iris, senza che l'iris sia presente) e Sucre d'Ebene esplora l'insieme zucchero di canna-hamamelide- benzoino.
Quello che ho apprezzato, più che la novità degli accordi, è la nuova scrittura olfattiva che suggeriscono; non c’è più niente della struttura classica; lo sviluppo a cui siamo abituati è sparito per lasciare il posto ad un'idea di “quotidianità”, come un'immagine fuggevole di me in un orto, di me in un frutteto, di me sotto un cielo plumbeo… immagini impressioniste, immediatamente piacevoli perchè immediatamente riconoscibili. L'Ottava Arte di cui ci parla Pierre è quella in grado di rileggere e riprodurre la realtà con un artificio che la ricrea, rendendola più vera del vero, come in un dipinto iperrealista. Allora, ripensandoci, mi suona coerente anche la bottiglia; nella nuova visione di Pierre, il profumo come Arte perde quell'eccezionalità delle cose preziose ed esclusive, per diventare un'esperienza di vita vera, le bottiglie di conseguenza devono perdere qualsiasi allure per trasformarsi in oggetti di design quotidiano, lussusosi quanto uno imbuto col naso di Pinocchio o un divano a forma di bocca.
“Quello che ho fatto finora rischiava di incasellarmi per sempre in un filone, in un'etichetta in cui iniziavo a sentirmi un pò stretto". In effetti chi non ha mai sentito uno dei suoi profumi creati per Parfumerie Generale e incontra per la prima volta Aomassai, Cuir Venenum o altri, rimane tutt'oggi colpito dalla "novità" del messaggio, ma per Pierre quella che era una novità qualche anno fa non esprime più ciò che lui è oggi. "Hutitième Art - Parfums" parla di una mente aperta e del suo desiderio di uscire dai concetti già conosciuti per esplorare nuove definizioni; e questo tentativo, per me, oggi, vale oro.
Commenti
Un primo assaggio di questi "Hutitième Art" l'ho avuto il mese scorso quando hanno iniziato a proporlo in una profumeria del centro, proprio negli scorsi gg ho fatto un'altra sniffatina. Tra i più interessanti metto Naiviris, con una fresca apertura verde che poi evolve in un iris polveroso. Buono, ma non sconvolgente, direi con un'evoluzione piuttosto noiosa. Poi un'altro che mi è stato descritto come un giardino ombroso bagnato di rugiada, che in un primo momento mi aveva colpito, mentre nell'ultimo assaggio mi era sembrato un pò shampooso (ma venivo da una sessione di sniffo di ATTAR AMOUAGE). L'ambra (Ambre Cerulèen) pure l'ho trovata piacevole senza infamia e senza lode. In sostanza, mi è sembrata una linea un pò piatta, senza vette, direi prevedibile. Devo dire che questa storia della "fotografia olfattiva" non mi ha pienamente convinto. Francesco
Cmq devo provarli...
Ciao
In realtà il discorso che Pierre fa lo capisco benissimo, e lo condivido anche, in parte. Però è vero che ognuno nel profumo ci trova la sua personalissima dimensione, anche straordinaria ed elettrizzante, se questo è ciò che desidera da una fragranza. E quindi ci sarà qualcuno che sarà sedotto da questa nuova direzione contemporanea, quasi "shabby chic" e chi invece preferisce fragranze più "astratte" e articolate (e anch'io sono tra questi).
Vedremo in quali altre direzioni nuove e inaspettate andrà la profumeria nei prossimi anni!