Bertrand Duchaufour: Mon Numéro e altre storie
Il programma di Pitti Immagine Fragranze prevedeva una conferenza con Bertrand Duchaufour, compositore-artista che lavora regolarmente per Eau d'Italie, Penhaligon's e L'Artisan Parfumeur e, saltuariamente per altri marchi come Frapin, Comme des Garcons, Acqua di Parma ecc.
La conferenza era stata organizzata per il lancio della nuova linea Mon Numéro dell'Artisan Parfumeur, di cui vi parlerò nel prossimo post, ma è stata una buona occasione per incontrare nuovamente Bertrand, e per ascoltarlo parlare. Ad esempio, di come abbia incontrato il profumo la prima volta: “Quando avevo 17 anni la mia fidanzata indossava Chanel N.19. Io ero affascinato da lei, dal suo profumo, ma soprattutto da come lo indossava e da come ne parlava”. Poi in tivù vide un documentario, e scoprì il mestiere del compositore di profumi. “Fino a quel momento avevo creduto che fossero Monsieur Yves Saint Laurent o Christian Dior, a comporre i profumi per le loro Maison!”
Quali profumi indossa? Bertrand non indossa molti profumi, e questa caratteristica accomuna quasi tutti i compositori, che indossano preferibilmente ciò su cui stanno lavorando per capire come si evolvono le note e le modifiche da apportare. Lui fa eccezione per Dior Homme, un iris che trova “lavorato benissimo”, mentre in passato ha indossato molto Yatagan (Caron), Macassar (Rochas), Antaeus (Chanel), Tuscany (Aramis). Insomma, su di sé sembra apprezzare delle belle note legnose, confortevoli ma con un certo vigore vellutato. Buongustaio...
A domanda precisa e diretta, Bertrand confessa di essere innamorato dell'arte africana, e di attingere spesso ispirazione dalla sua collezione di maschere e totem africani, e mentre ne parla si vede accendersi di emozione, perde l'aplomb e tira fuori un supersorriso a 42 denti, molto difficile da vedere altrimenti.
Qualcuno gli chiede cosa ne pensa della profumeria industriale e della direzione che ha preso negli ultimi anni e qui, con calma e pacatezza, esprime senza mezzi termini quello che molti di noi pensano. “La maggior parte dei marchi industriali stanno creando fragranze sempre più commerciali e prive di idee. Ma non è tutta colpa loro: le restrizioni imposte dagli enti di controllo -lui non la menziona, ma l'IFRA aleggia nella stanza- privano i profumi di molte materie prime belle e ricche”. Però, poi aggiunge "queste limitazioni hanno anche un aspetto positivo perchè stanno convincendo le aziende ad investire molto in tecniche estrattive ed in lavorazioni innovative, che infatti stanno producendo bei risultati in termini olfattivi”.
Poi, passa a parlare dell'introduzione, nei profumi, di molecole sintetiche originariamente pensate per i detergenti. “Il concetto di “fresco pulito” sta sconfinando nell'ambito della profumeria; i detergenti servono ad uno scopo preciso, che è quello di pulire il nostro corpo, mentre il profumo è qualcosa che indossiamo come una seconda pelle per caratterizzarci, distinguerci dagli altri, qualcosa che si fonde con noi. Questa invasione di campo genera una confusione tra le funzioni di pulizia e di profumazione, che non apprezzo affatto”.
E invece, per quanto riguarda la profumeria artistica, cosa vede nella sua sfera magica, nel medio termine? “Oggi la profumeria selettiva o di nicchia sta permettendo a tanti compositori di esprimersi creando composizioni belle e originali. Ma è diventata un trend essa stessa, ed il numero dei marchi “selettivi” tra poco potrebbe essere paragonabile al numero di quelli “tradizionali”, ovvero industriali. Come conseguenza, assisteremo alla tendenza verso l'”ultranicchia”, ovvero composizioni eccezionali, creativamente originalissime, con costi molto più alti. Sarà necessaria una maggiore consapevolezza da parte del consumatore, che si troverà a dover selezionare molto, riflettendo a lungo prima di acquistare. Solo chi saprà informarsi e scegliere in maniera consapevole troverà soddisfazione, e avrà accesso ad una profumeria più originale ed esclusiva, con fragranze che lo faranno sentire davvero unico".
Dopo qualche ora ci ritroviamo all'Olfattorio di Firenze, dove il gentilissimo Michele ci ha convocati proprio per permetterci di fare quattro chiacchiere in santa pace con Bertrand.
Le note che ama di più? "Quelle ricche, piene, di personalità esuberante: la tuberosa, l'iris, l'osmanto, e l'oud. Non sono poi così semplici da usare come sembrerebbero! Per questo le trovo così affascinanti”.
Mentre lui parla io ne approfitto per togliere Timbuktu dalla wishlist. Non potevo scegliere momento migliore: mentre sono alla cassa chiedo a Bertrand se mi autografa la scatola, la qual cosa da un lato lo diverte e dall'altro tira fuori una timidezza che me lo fa apprezzare -come persona- ancora di più: lui divo non si sente proprio, anche se quello che crea è capace di emozionare profondamente le persone.
Cosa posso farci, al mondo ci sono i fan di Ronaldo, di Stanley Kubrick, di Paulo Coelho.... io sono una fan di Bertrand Duchaufour. E me ne vanto.
La conferenza era stata organizzata per il lancio della nuova linea Mon Numéro dell'Artisan Parfumeur, di cui vi parlerò nel prossimo post, ma è stata una buona occasione per incontrare nuovamente Bertrand, e per ascoltarlo parlare. Ad esempio, di come abbia incontrato il profumo la prima volta: “Quando avevo 17 anni la mia fidanzata indossava Chanel N.19. Io ero affascinato da lei, dal suo profumo, ma soprattutto da come lo indossava e da come ne parlava”. Poi in tivù vide un documentario, e scoprì il mestiere del compositore di profumi. “Fino a quel momento avevo creduto che fossero Monsieur Yves Saint Laurent o Christian Dior, a comporre i profumi per le loro Maison!”
Quali profumi indossa? Bertrand non indossa molti profumi, e questa caratteristica accomuna quasi tutti i compositori, che indossano preferibilmente ciò su cui stanno lavorando per capire come si evolvono le note e le modifiche da apportare. Lui fa eccezione per Dior Homme, un iris che trova “lavorato benissimo”, mentre in passato ha indossato molto Yatagan (Caron), Macassar (Rochas), Antaeus (Chanel), Tuscany (Aramis). Insomma, su di sé sembra apprezzare delle belle note legnose, confortevoli ma con un certo vigore vellutato. Buongustaio...
A domanda precisa e diretta, Bertrand confessa di essere innamorato dell'arte africana, e di attingere spesso ispirazione dalla sua collezione di maschere e totem africani, e mentre ne parla si vede accendersi di emozione, perde l'aplomb e tira fuori un supersorriso a 42 denti, molto difficile da vedere altrimenti.
Qualcuno gli chiede cosa ne pensa della profumeria industriale e della direzione che ha preso negli ultimi anni e qui, con calma e pacatezza, esprime senza mezzi termini quello che molti di noi pensano. “La maggior parte dei marchi industriali stanno creando fragranze sempre più commerciali e prive di idee. Ma non è tutta colpa loro: le restrizioni imposte dagli enti di controllo -lui non la menziona, ma l'IFRA aleggia nella stanza- privano i profumi di molte materie prime belle e ricche”. Però, poi aggiunge "queste limitazioni hanno anche un aspetto positivo perchè stanno convincendo le aziende ad investire molto in tecniche estrattive ed in lavorazioni innovative, che infatti stanno producendo bei risultati in termini olfattivi”.
Poi, passa a parlare dell'introduzione, nei profumi, di molecole sintetiche originariamente pensate per i detergenti. “Il concetto di “fresco pulito” sta sconfinando nell'ambito della profumeria; i detergenti servono ad uno scopo preciso, che è quello di pulire il nostro corpo, mentre il profumo è qualcosa che indossiamo come una seconda pelle per caratterizzarci, distinguerci dagli altri, qualcosa che si fonde con noi. Questa invasione di campo genera una confusione tra le funzioni di pulizia e di profumazione, che non apprezzo affatto”.
E invece, per quanto riguarda la profumeria artistica, cosa vede nella sua sfera magica, nel medio termine? “Oggi la profumeria selettiva o di nicchia sta permettendo a tanti compositori di esprimersi creando composizioni belle e originali. Ma è diventata un trend essa stessa, ed il numero dei marchi “selettivi” tra poco potrebbe essere paragonabile al numero di quelli “tradizionali”, ovvero industriali. Come conseguenza, assisteremo alla tendenza verso l'”ultranicchia”, ovvero composizioni eccezionali, creativamente originalissime, con costi molto più alti. Sarà necessaria una maggiore consapevolezza da parte del consumatore, che si troverà a dover selezionare molto, riflettendo a lungo prima di acquistare. Solo chi saprà informarsi e scegliere in maniera consapevole troverà soddisfazione, e avrà accesso ad una profumeria più originale ed esclusiva, con fragranze che lo faranno sentire davvero unico".
Dopo qualche ora ci ritroviamo all'Olfattorio di Firenze, dove il gentilissimo Michele ci ha convocati proprio per permetterci di fare quattro chiacchiere in santa pace con Bertrand.
Le note che ama di più? "Quelle ricche, piene, di personalità esuberante: la tuberosa, l'iris, l'osmanto, e l'oud. Non sono poi così semplici da usare come sembrerebbero! Per questo le trovo così affascinanti”.
Mentre lui parla io ne approfitto per togliere Timbuktu dalla wishlist. Non potevo scegliere momento migliore: mentre sono alla cassa chiedo a Bertrand se mi autografa la scatola, la qual cosa da un lato lo diverte e dall'altro tira fuori una timidezza che me lo fa apprezzare -come persona- ancora di più: lui divo non si sente proprio, anche se quello che crea è capace di emozionare profondamente le persone.
Cosa posso farci, al mondo ci sono i fan di Ronaldo, di Stanley Kubrick, di Paulo Coelho.... io sono una fan di Bertrand Duchaufour. E me ne vanto.
Commenti
Bravo Bertrand. Brava Marika.