I Magnifici 70: Estèe Lauder
Youth Dew (Josephine Catapano, ma qualcuno non è convinto dell’attribuzione, 1953)
White Linen (Sophia Grojsman, 1978)
Youth Dew è nella lista per ben tre motivi: il primo e fondamentale è che YD è la prima fragranza veramente americana, cioè creata da un compositore americano per un’azienda americana. I compositori che lavoravano negli States infatti, fino alla seconda guerra mondiale erano soprattutto francesi, e le aziende per le quali componevano non erano americane, ma filiali americane di marchi francesi (Coty, Caron, Worth ecc). Le poche aziende cosmetiche americane che avevano provato a lanciare sul mercato anche profumi, negli anni ’20 e ’30 (Elizabeth Arden e Helena Rubinstein) non avevano riscontrato alcun successo: il pubblico era attirato dai marchi francesi ed erano proprio i profumi francesi, che l’americana media desiderava.
Ma la II guerra mondiale richiamò in patria molti tecnici, chimici e compositori, le materie prime cominciarono a scarseggiare, le importazioni subirono uno stop e l’America si trovò a doversela cavare da sola, almeno in fatto di profumeria.
Una decina d’anni dopo la fine della seconda guerra mondiale, alcuni brands già affermati (Revlon oltre ad Arden e Rubinstein) e si avventurarono nuovamente, e con maggior successo, nel mercato della profumeria. Nel 1952, Estèe Lauder (fondata nel 1946), lanciò il suo primo profumo: Youth Dew.
Seconda ragione per conoscere YD: fu la prima fragranza ad ottenere un successo di massa, entrando nelle case di milioni di americane. Allora, le donne americane non trovavano appropriato comprarsi il profumo da sole, era un regalo che gli uomini facevano loro, e l’astuzia di Mrs. Lauder fu di proporlo sotto forma di olio per il bagno contenente un’altissima percentuale di materia prima, permettendo loro di sentirsi a proprio agio nell’acquistare un profumo che non avesse l’aspetto di un flacone da spruzzare, ma di un bagno in cui immergersi. Il successo fu tale che Estèe Lauder fu costretta a creare anche la versione in profumo.
Terzo motivo per conoscere Youth Dew: perché è considerato, insieme a Cinnabar, uno dei due ispiratori del più grande orientale speziato della storia: Opium (Yves Saint Laurent, 1977).
Applaudo la scelta di introdurre il nuovo Youth Dew Amber Nude, versione modernizzata e alleggerita, lasciando in vendita anche l’originale. Dei capolavori bisogna essere orgogliosi, e non averne paura come spesso avviene.
La famiglia fiorita-aldeidata prende il nome dalle aldeidi, cioè un gruppo di molecole sintetiche capaci di lucidare con una mano di smalto i fiori, e definisce un'eleganza sofisticata, pulita, intellettuale, raffinata, fintamente semplice. Gli aldeidati hanno avuto il periodo di massimo splendore tra gli anni 20 e i ’40: il N.5 e il N.22 di Chanel, Arpege (Lanvin), L’Air du Temps (N. Ricci), Vèga e Liu (Guerlain) sono alcuni rappresentanti di questa categoria, che poi è stata ripresa da uno-due innovatori ogni dieci anni: Madame (Rochas) e Calèche (anni ‘60), White Linen (anni ’70), Eternity (a cavallo tra gli anni ’80 e i ‘90). L’autrice di WL è Sophia Grojsman, una delle poche donne del profumo con un’esperienza lunga mezzo secolo, che possiede una maestria rara per le fragranze fiorite (e spesso aldeidate), un vero genio della profumeria -mai sufficientemente riconosciuto-: la lista dei Magnifici 70 contiene almeno 3 fragranze che portano la sua firma.
White Linen sta nella lista un po’ perché lo adoro, un po’ perché si è mantenuto straordinariamente vicino a come me lo ricordavo, e un po’ perché è una buona base per capire quale tipo di freschezza e raffinatezza offrono le aldeidi ai fiori. E’ anche una delle fragranze che hanno aperto la strada alla moda –non solo americana, anche se è partita da lì- dei profumi “freschi e puliti”, che oggi significa muschi bianchi. Ma fino a qualche decennio fa, questo effetto era dato soprattutto dalle aldeidi.
Tra l’altro, il Dio della profumeria deve essere contento che io parli di White Linen perché proprio nei giorni in cui scrivevo questo post mi ha fatto trovare, in un piccolo negozio di periferia, un flacone da 30ml di estratto arrivato dritto dritto dagli ’80 senza essere stato aperto (nella foto là sopra). Luce purissima, brillante, sfaccettata, eterea e delicata. Un cristallo di bellezza e pulizia.
White Linen (Sophia Grojsman, 1978)
Youth Dew è nella lista per ben tre motivi: il primo e fondamentale è che YD è la prima fragranza veramente americana, cioè creata da un compositore americano per un’azienda americana. I compositori che lavoravano negli States infatti, fino alla seconda guerra mondiale erano soprattutto francesi, e le aziende per le quali componevano non erano americane, ma filiali americane di marchi francesi (Coty, Caron, Worth ecc). Le poche aziende cosmetiche americane che avevano provato a lanciare sul mercato anche profumi, negli anni ’20 e ’30 (Elizabeth Arden e Helena Rubinstein) non avevano riscontrato alcun successo: il pubblico era attirato dai marchi francesi ed erano proprio i profumi francesi, che l’americana media desiderava.
Ma la II guerra mondiale richiamò in patria molti tecnici, chimici e compositori, le materie prime cominciarono a scarseggiare, le importazioni subirono uno stop e l’America si trovò a doversela cavare da sola, almeno in fatto di profumeria.
Una decina d’anni dopo la fine della seconda guerra mondiale, alcuni brands già affermati (Revlon oltre ad Arden e Rubinstein) e si avventurarono nuovamente, e con maggior successo, nel mercato della profumeria. Nel 1952, Estèe Lauder (fondata nel 1946), lanciò il suo primo profumo: Youth Dew.
Seconda ragione per conoscere YD: fu la prima fragranza ad ottenere un successo di massa, entrando nelle case di milioni di americane. Allora, le donne americane non trovavano appropriato comprarsi il profumo da sole, era un regalo che gli uomini facevano loro, e l’astuzia di Mrs. Lauder fu di proporlo sotto forma di olio per il bagno contenente un’altissima percentuale di materia prima, permettendo loro di sentirsi a proprio agio nell’acquistare un profumo che non avesse l’aspetto di un flacone da spruzzare, ma di un bagno in cui immergersi. Il successo fu tale che Estèe Lauder fu costretta a creare anche la versione in profumo.
Terzo motivo per conoscere Youth Dew: perché è considerato, insieme a Cinnabar, uno dei due ispiratori del più grande orientale speziato della storia: Opium (Yves Saint Laurent, 1977).
Applaudo la scelta di introdurre il nuovo Youth Dew Amber Nude, versione modernizzata e alleggerita, lasciando in vendita anche l’originale. Dei capolavori bisogna essere orgogliosi, e non averne paura come spesso avviene.
La famiglia fiorita-aldeidata prende il nome dalle aldeidi, cioè un gruppo di molecole sintetiche capaci di lucidare con una mano di smalto i fiori, e definisce un'eleganza sofisticata, pulita, intellettuale, raffinata, fintamente semplice. Gli aldeidati hanno avuto il periodo di massimo splendore tra gli anni 20 e i ’40: il N.5 e il N.22 di Chanel, Arpege (Lanvin), L’Air du Temps (N. Ricci), Vèga e Liu (Guerlain) sono alcuni rappresentanti di questa categoria, che poi è stata ripresa da uno-due innovatori ogni dieci anni: Madame (Rochas) e Calèche (anni ‘60), White Linen (anni ’70), Eternity (a cavallo tra gli anni ’80 e i ‘90). L’autrice di WL è Sophia Grojsman, una delle poche donne del profumo con un’esperienza lunga mezzo secolo, che possiede una maestria rara per le fragranze fiorite (e spesso aldeidate), un vero genio della profumeria -mai sufficientemente riconosciuto-: la lista dei Magnifici 70 contiene almeno 3 fragranze che portano la sua firma.
White Linen sta nella lista un po’ perché lo adoro, un po’ perché si è mantenuto straordinariamente vicino a come me lo ricordavo, e un po’ perché è una buona base per capire quale tipo di freschezza e raffinatezza offrono le aldeidi ai fiori. E’ anche una delle fragranze che hanno aperto la strada alla moda –non solo americana, anche se è partita da lì- dei profumi “freschi e puliti”, che oggi significa muschi bianchi. Ma fino a qualche decennio fa, questo effetto era dato soprattutto dalle aldeidi.
Tra l’altro, il Dio della profumeria deve essere contento che io parli di White Linen perché proprio nei giorni in cui scrivevo questo post mi ha fatto trovare, in un piccolo negozio di periferia, un flacone da 30ml di estratto arrivato dritto dritto dagli ’80 senza essere stato aperto (nella foto là sopra). Luce purissima, brillante, sfaccettata, eterea e delicata. Un cristallo di bellezza e pulizia.
Commenti