Seville à l'Aube (B. Duchaufour/D.Beaulieu per L'Artisan Parfumeur, 2012)
La blogger francese Denyse Beaulieu, meglio conosciuta come Grain de Musc, ha appena pubblicato un libro di memorie sul profumo intitolato “The Perfume Lover”. Accanto al libro, e per raccontare olfattivamente il ricordo di una magica notte durante la settimana Santa a Siviglia, L'Artisan Parfumeur le ha dato la possibilità di lavorare con Bertrand Duchaufour per costruire proprio il profumo di quel momento, così magico per lei. Il libro lo sto ancora leggendo, intanto però vi parlo del profumo perchè ne ho ricevuto un piccolo decant e l'ho indossato per diversi giorni. Purtroppo l'ultimo ml della fialetta, che stavo centellinando con la massima parsimonia, me l'ha rovesciato in terra il mio adorato maritino durante il trasloco, e ora dovrò aspettare pazientemente fino a luglio per comprarmelo. Perchè diciamolo subito: a me il fiordarancio piace da morire. Mi piace sia la sua parte fresca, luminosa, fiorita tipica della neroli, sia le note animali, indoliche, pesanti, caratteristiche dell’assoluta di fiordarancio. Ma non le gradisco tutte assieme. Sebbene esistano profumi che scelgono di esplorare la nota in tutta la sua complessità, che necessariamente sono quasi soliflore (perché il fiordarancio è difficile da trattare, tende a sovrastare tutte le altre note), come lo splendido Fleur d’Oranger di Prada, la maggioranza di profumi inserisce il fiordarancio tra altri fiori, e l’insieme spesso prende una deriva “saponosa” che non mi entusiasma. Soprattutto se ci sono anche delle aldeidi lì nei pressi.
Qui del fiordarancio è stato usato solo l’inizio fresco/brillante/soleggiato tipico della neroli, mentre l’altra parte non è stata coperta o contestualizzata… semplicemente io non la sento per niente! O Bertrand possiede un talento e una tecnica pazzeschi (e li ha, senza dubbio), o questo effetto è dovuto ad un frazionamento ben riuscito (il frazionamento è quel procedimento per cui, nel processo di distillazione di una materia prima, si prende solo la parte che interessa. Ad esempio solo la prima parte della distillazione -che magari riassume l’odore più fresco e leggero- o solo il cuore, o solo il fondo. Ad esempio il patchouli oggi si usa perlopiù frazionato, cioè senza quella parte terrosa e muffosa che molti considerano troppo “peace&love”).
Qui del fiordarancio è stato usato solo l’inizio fresco/brillante/soleggiato tipico della neroli, mentre l’altra parte non è stata coperta o contestualizzata… semplicemente io non la sento per niente! O Bertrand possiede un talento e una tecnica pazzeschi (e li ha, senza dubbio), o questo effetto è dovuto ad un frazionamento ben riuscito (il frazionamento è quel procedimento per cui, nel processo di distillazione di una materia prima, si prende solo la parte che interessa. Ad esempio solo la prima parte della distillazione -che magari riassume l’odore più fresco e leggero- o solo il cuore, o solo il fondo. Ad esempio il patchouli oggi si usa perlopiù frazionato, cioè senza quella parte terrosa e muffosa che molti considerano troppo “peace&love”).
In ogni caso, Bertrand ha saputo interpretare questo fiore così “sonoro” in maniera gentile e brillante, senza snaturarlo o saponificarlo, ma cogliendone la naturale leggiadrìa, e disciplinandola alla perfezione ai suoi scopi.
Ha usato del petitgrain citronnier (cioè ottenuto non dai rametti di arancio dolce, ma di limone, quindi con una componente più amara e verde), assoluta di cera d’api, resinoidi di incenso e benzoino. E lavanda Luiseri, un tipo di lavanda presente soltanto nel sud della Spagna (coerentemente con il tema portante della fragranza) dotato di un insolito sentore complesso, che è in sè stesso un profumo già finito, ricco di sfaccettature: un avvio verde-mentolato con sfumature fruttate, che scaldandosi si trasforma in un accordo miele/liquirizia e poi in tabacco/cisto labdano. Una nota ricca e preziosa, che raccorda divinamente l'assoluta di cera d'api della testa-cuore con la fumosità caramellata del benzoino sul fondo, mentre il petigrain e l'incenso interagiscono tra loro per offrire quella puntina verde che “accende” la testa del profumo.
Il risultato è un fiordarancio fresco, trasparente e deliziosamente verde, con accenti di miele di castagno e liquirizia, adagiato su un fondo di resine e muschi "animali" (cioè non i soliti muschi bianchi inodori).
Il risultato è un fiordarancio fresco, trasparente e deliziosamente verde, con accenti di miele di castagno e liquirizia, adagiato su un fondo di resine e muschi "animali" (cioè non i soliti muschi bianchi inodori).
Seville à l'Aube non è un profumo intellettuale o complicato, anzi possiede una sua luminosa leggerezza, un ottimismo spensierato e solare capace di dare una bella "spinta" all'umore. Essendo parte della linea L'Artisan Parfumeur -in vendita da luglio- è evocativo, delicato e assolutamente non invadente, pur rimanendo ben percepibile sulla pelle per diverse ore.
Mi ha conquistata subito, al primo sniffo!
Foto: www.gardenpictures.com
Mi ha conquistata subito, al primo sniffo!
Foto: www.gardenpictures.com
Commenti
Nella mia ricerca (ormai so che è infinita...) del (dei?) perfetto floreale maschile, ho già capito che Seville à l'Aube è imprescendibile. Secondo te starebbe bene su un uomo?
Ma com'è che, a parte Maria Candida Gentile, le cose migliori da provare a Milano le ha fatte quasi tutte Duchaufour?? Seville, Aedes de Venustas, la linea di Neela Vermeire...
Naturalmente attendo ansiosamente le tue recensioni!
P.S. a cosa serviamo noi uomini, se non a rovesciare distrattamente i vostri preziosi campioni?? ;)
Cristina
Sul fatto che Bertrand sia facendo faville... è semplicemente vero. Perché lui sa osare. E' creativo in maniera radicale, e sta riportando il profumo alla sua originale funzione: stupire ed ammaliare. E tra l'altro sa adattare perfettamente la sua visione estetica alle richieste dei marchi per cui lavora: il lavoro per Aedes ad esempio è diversissimo da quelli per Neela Vermeire oe da Seville à l'Auge. E questo, secondo me, è puro genio.
Cristina "una fragranza verde e trasparente, appena velata dalla spiritualità di un filo d'incenso" è esattamente quello che intendevo, mi fa piacere che si sia capito! Io l'ho apprezzato anche perché rispetta al 100% la natura del fiore ancora attaccato all'albero, e spero piacerà anche a te!
Dovevo scriverti perchè è ancora successo che cerco un profumo con una nota in particolare, ma poi non riesco a farla mia.
Mi spiego meglio: mesi fa passando per il centro di Roma, la nostra amica Marzipan mi ha fatto notare alcuni alberelli d'arancio che adornavano un noto ristorante. Era in fiore e profumava in modo fantastico. Così è cominciata la ricerca del "mio" fior d'arancio, ma passando in rassegna non so quanti profumi tutti davano su di me un che di saponoso e artificiale. Ora questa novità di Duchaufour, come potrai immaginare, mi intriga non poco, sia perchè "rispetta al 100% la natura del fiore ancora attaccato all'albero" come hai ben descritto, sia per la presenza dell'incenso nota a me cara.
Spero di commentare qui al più presto le mie impressioni, anche se luglio sembra tanto lontano..
Sabricat