Profumeria Italiana (1/4)
Nei giorni scorsi mi stavo preparando
per la lezione su “Marchi e Profumi Italiani” di martedì 15
gennaio; una lezione che ho preparato con particolare cura perchè mi
piace poter parlare bene della profumeria di casa nostra. E in questo
caso, devo dire che tre giorni di full immersion nei marchi italiani
mi hanno fatto bene. Innanzitutto mi è piaciuto ribadire un concetto
fondamentale: la profumeria è nata in Italia, ad opera degli
innumerevoli conventi di frati e suore sparsi su un territorio
italiano che, nel Medioevo e fino al Rinascimento inoltrato era
suddiviso in decine di piccoli Regni, Comuni, Signorie e Repubbliche costantemente in lotta tra loro. In questo panorama frazionato, l'unica cosa che caratterizzava tutto il territorio in eguale misura era la presenza di
centinaia di abbazie e monasteri con i loro “giardini dei semplici”
in cui i frati e le suore coltivavano i principi erboristici da
impiegare in decotti, pomate, pastiglie, sciroppi ecc, che servivano
a curare i più comuni malanni.
Nei conventi venivano confezionati -non per il popolo, ovviamente- anche rimedi per mantenere la
giovinezza, creme per sbiancare l'incarnato, pot-pourri profumati,
acque per profumare la persona e la sua biancheria... In qualche caso
la capacità tecnica di alcuni monasteri è stata tramandata fino a
noi: l'Officina di Santa Maria Novella è stata fondata nel 1221 dei
frati domenicani, mentre la Farmacia della SS Annunziata fu fondata
nel 1556 dai frati del convento annesso alla Chiesa. Entrambe
propongono tutt'oggi preparazioni profumate realizzate a partire da
ricette antiche, e ci testimoniano di come la tecnica della
profumeria fosse molto avanzata già in epoca medioevale. E'
necessario ricordare che durante il Rinascimento, Firenze, Roma,
Venezia e Mantova erano il fulcro della raffinatezza e della cultura,
e le brillanti, coltissime gentildonne italiane delle famiglie
Sforza, Medici, Gonzaga, d'Este dettavano le regole del gusto a tutta
l'Europa. Quando Caterina de Medici, nel 1533, andò in sposa al
Duca d’Orléans, futuro Re di Francia, tutta Parigi rimase
affascinata da questa Nobildonna fiorentina dal gusto pazzesco per
abiti e accessori. Trovandosi a vivere nel suo nuovo paese, Caterina
vi introdusse alcuni usi e comodità a cui era abituata (ad esempio
l'uso... delle mutande, che lei usava per andare a cavallo). Fu
Caterina a modificare le abitudini alimentari di Corte: chiamò a
Parigi alcuni cuochi romani che rivisitarono ricette italiane con
ingredienti locali, dando vita ai rudimenti della cucina francese che
conosciamo oggi. Inoltre, Caterina aveva l'abitudine di farsi
confezionare raffinati profumi dal suo profumiere personale, Renato
Bianco (che venne rinominato Renè le Florentin) e la corte impazzì
per questo vezzo profumato, dando "il la" alla nascita di una
profumeria francese. I francesi non amarono mai Caterina, che passò
alla storia come una donna sanguinaria, amante del potere e degli
intrighi. Oggi che gli storici ci stanno finalmente restituendo un
ritratto più veritiero di lei, appare chiaro che la sua presenza sul
trono permise alla Francia di acquisire uno stile più raffinato e
moderno. I francesi seppero farne tesoro, e presto svilupparono
appieno idee e costumi che divennero un patrimonio vincente,
riconosciuto in tutto il mondo come “French Touch” (mostrando, in
questo, un talento ben superiore a quello di noi italiani, che non
essendo in grado di “fare squadra” restiamo fatalmente indietro.
Sono passati secoli e ancora non abbiamo capito una regola
fondamentale del vivere civile: l'individuo è importante, ma è
l'unione che fa la forza!)
Commenti
http://video.repubblica.it/mondo/trova-vomito-di-capodoglio-vale-117mila-euro/118180/116644?ref=HREV-5
Modestamente sto imparando qualcosa, infatti ho capito subito che la sostanza in oggetto è la famosa ambra grigia.
C'è allegato un video dove viene mostrata la preziosa materia, non so tu, ma io non l'avevo mai vista prima.
Ora che so come è fatta aguzzerò la vista quando mi troverò in riva al mare, non si mai che me ne possa sfuggire una pepita!