Pitti Fotoreport 12: Commenti finali
(To read my full report of perfumes and brands at Pitti Immagine Fragranze 2013 click here to go to Basenotes!)
Ieri gli organizzatori di Pitti Fragranze hanno diffuso il comunicato stampa finale della manifestazione (disponibile online qui), su cui si leggono cifre più che positive: + 10% di visitatori, compratori in crescita con un + 55% di esteri (io avrei detto anche meglio: due giorni su tre c'era il pienone!). I dati evidenziano un grande interesse verso questo settore della profumeria, uno dei pochi che ha visto una crescita costante anche in questi anni "difficili".
In un mondo ideale, incrementare la visibilità e la presenza della profumeria selettiva significherebbe offrire ai consumatori un grande ventaglio di scelta tra marchi sempre nuovi, che riempirebbero il mercato di fragranze meravigliose, rendendo la nicchia non più nicchia, ma una realtà capillarmente distribuita con cui anche le grandi aziende industriali dovrebbero fare i conti.
Ma non siamo in un mondo ideale, e sta succedendo che la "nicchia" stia diventando sempre meno "di nicchia" e sempre più "democratica". Da un lato, l'idea di avvicinare al profumo di qualità anche persone che non avrebbero possibilità di investire grosse cifre in flaconi profumati non è male, ma dall'altro lato significa che la qualità di quello che viene proposto è molto variabile e non sempre è "di qualità": non è raro imbattersi in marchi con un packaging accattivante che propongono fragranze di nessun interesse, o marchi con una forte identità concettuale/storica che lanciano profumi privi di qualsiasi personalità, oppure ricchi di belle materie prime ma interamente copiati da grandi best-sellers... Il settore della profumeria selettiva si sta espandendo a vista d'occhio in ogni direzione, e se non si possiede un minimo di attenzione e capacità critica, diventa sempre più difficile valutare bene se ciò che si annusa ha qualche qualità o no. (Questo ovviamente esula dal fatto che un profumo ci piaccia: è più che lecito andar giù di testa per un profumo da 20 euro e indossare solo quello. Se ci piace, chi se ne frega di com'è stato composto e se è artistico o no! L'importante è averlo pagato 20-30-40 euro -e non certo 120 e più).
Staremo a vedere...
Intanto, voi, cosa ne pensate?
Ieri gli organizzatori di Pitti Fragranze hanno diffuso il comunicato stampa finale della manifestazione (disponibile online qui), su cui si leggono cifre più che positive: + 10% di visitatori, compratori in crescita con un + 55% di esteri (io avrei detto anche meglio: due giorni su tre c'era il pienone!). I dati evidenziano un grande interesse verso questo settore della profumeria, uno dei pochi che ha visto una crescita costante anche in questi anni "difficili".
In un mondo ideale, incrementare la visibilità e la presenza della profumeria selettiva significherebbe offrire ai consumatori un grande ventaglio di scelta tra marchi sempre nuovi, che riempirebbero il mercato di fragranze meravigliose, rendendo la nicchia non più nicchia, ma una realtà capillarmente distribuita con cui anche le grandi aziende industriali dovrebbero fare i conti.
Ma non siamo in un mondo ideale, e sta succedendo che la "nicchia" stia diventando sempre meno "di nicchia" e sempre più "democratica". Da un lato, l'idea di avvicinare al profumo di qualità anche persone che non avrebbero possibilità di investire grosse cifre in flaconi profumati non è male, ma dall'altro lato significa che la qualità di quello che viene proposto è molto variabile e non sempre è "di qualità": non è raro imbattersi in marchi con un packaging accattivante che propongono fragranze di nessun interesse, o marchi con una forte identità concettuale/storica che lanciano profumi privi di qualsiasi personalità, oppure ricchi di belle materie prime ma interamente copiati da grandi best-sellers... Il settore della profumeria selettiva si sta espandendo a vista d'occhio in ogni direzione, e se non si possiede un minimo di attenzione e capacità critica, diventa sempre più difficile valutare bene se ciò che si annusa ha qualche qualità o no. (Questo ovviamente esula dal fatto che un profumo ci piaccia: è più che lecito andar giù di testa per un profumo da 20 euro e indossare solo quello. Se ci piace, chi se ne frega di com'è stato composto e se è artistico o no! L'importante è averlo pagato 20-30-40 euro -e non certo 120 e più).
Staremo a vedere...
Intanto, voi, cosa ne pensate?
Commenti
Saluti da Roma, Luana
http://benvenutocellini.wordpress.com/
Penso che sempre più spesso mi trovo di fronte a profumi che trovo davvero ben fatti...salvo scoprire che, chiedendo il prezzo, costano 15-20 euro! e mi domando -sempre più- se qualità e prezzo sono direttamente proporzionali. O forse bisognerebbe cominciare a parlare anziche di qualità-prezzo, di rapporto gradevolezza-prezzo... mah!
Di contro, un profumo che costa 15 euro può riservare qualche gradita sorpresa... in alcuni marchi "a prezzo democratico" come Yves Rocher, L'Occitane, Ulric de Varens spesso lavorano i migliori compositori, inoltre ci sono brands come Lush, Body Shop, o il mio adorato Alyssa Ashley, che propongono anche profumi ben costruiti, con gusto e persino una certa originalità...