Una nuova linea italiana: Uermì (1/2)
Cari partecipanti al primo gioco dell'anno, avete ricevuto le fialette dei profumi Uermì? Perché se volete introdurvi nel discorso potete farlo quando volete (e naturalmente potete anche farlo se li avete sentiti per altre vie non legate a questo blog...)
Allora, diciamo subito che dietro questa nuova linea italiana ci sono il gusto e l'amore per il profumo di Palmiro Peaquin, che ha richiesto a Philippe Bousseton, Jean Jacques e Antoine Lie di Takasago la composizione di quattro fragranze che ricordano i tessuti che lui ama di più: Velluto, Denim, Pelle, Cashmere. L'idea è quella di coniugare moda e profumi, ovvero le sue due passioni, e chi conosce Palmiro capirà subito che questa non è solo un'idea interessante, ma qualcosa che gli appartiene davvero.
In effetti l'idea di rendere olfattivamente un tessuto è un concetto non nuovissimo: provate a digitare su Google qualsiasi tipo di tessuto (Silk, Cashmere, Tweed, Suede, Organza, Linen, Chiffon ma va bene anche l'equivalente italiano) e vedrete decine di profumi con questi nomi, segno che l'idea è buona. Quello che rende Uermì un progetto diverso da tutti gli altri è che non il singolo profumo, ma tutti quelli proposti nella linea sono dedicati ai tessuti. In più, sono proposti non nelle profumerie ma nelle boutique di abbigliamento e questo mi piace perché potrebbe avvicinare alla profumeria di qualità anche quella parte di pubblico che magari è disposto a spendere per vestirsi bene, ma poi va a comprarsi profumi scadenti solo perché sono "griffati". Il nome della linea, "Uermì" è assolutamente coerente con questo concetto: Wear me, cioè indossami, è un invito che vale sia per gli abiti che per i profumi, e si pronuncia proprio come si scrive: Uermì.
Ho apprezzato molto il fatto che i profumi stiano in piedi anche da soli, cioè siano pregevoli al di là del tessuto che li ha ispirati.
Inizio da OH Denim (Philippe Bousseton) perché è quello che subito avevo amato di meno; avevo letto che era una tuberosa, e io dalla tuberosa mi aspetto certe cose (sonorità, esuberanza, sensualità) che qui non ritrovavo affatto. Qui la tuberosa si limita a soffiare un alito soavemente fiorito e gentile sopra una composizione di muschi e fiori bianchi, già gentile e luminosa di suo. Poi l'ho indossato in un giorno in cui ho preso la prima cosa a caso, e con la mente sgombra da preconcetti mi sono accorta di avere indosso un profumo sereno e sofisticato, cristallino, che avrei visto bene anche con un paio di jeans e una camicia bianca, capelli raccolti, in una di quelle giornate spensierate e leggere in cui non voglio niente che sia sopra le righe e preferisco semplicemente "sapere di buono".
Quello che invece ho amato subito è stato il VE Velvet (Jean Jacques). Una fragranza in cui il vetiver è assoluto protagonista: all'inizio è freschissimo, supportato da limone e spezie fredde (badiana?) che quasi lo trasfigurano; ci pensano poi legno di cedro e patchouli a portarne fuori tutta la fumosa, muffosa, terrosa, affascinante complessità. Ci ho sentito un uomo deciso, elegante, con un pizzico di "animale pericoloso" ben nascosto ma presente, che lo rende ruvido e irresistibile, e questo mix mi ha stesa. Per non dire del fatto che su di me è fantastico (segue).
Allora, diciamo subito che dietro questa nuova linea italiana ci sono il gusto e l'amore per il profumo di Palmiro Peaquin, che ha richiesto a Philippe Bousseton, Jean Jacques e Antoine Lie di Takasago la composizione di quattro fragranze che ricordano i tessuti che lui ama di più: Velluto, Denim, Pelle, Cashmere. L'idea è quella di coniugare moda e profumi, ovvero le sue due passioni, e chi conosce Palmiro capirà subito che questa non è solo un'idea interessante, ma qualcosa che gli appartiene davvero.
In effetti l'idea di rendere olfattivamente un tessuto è un concetto non nuovissimo: provate a digitare su Google qualsiasi tipo di tessuto (Silk, Cashmere, Tweed, Suede, Organza, Linen, Chiffon ma va bene anche l'equivalente italiano) e vedrete decine di profumi con questi nomi, segno che l'idea è buona. Quello che rende Uermì un progetto diverso da tutti gli altri è che non il singolo profumo, ma tutti quelli proposti nella linea sono dedicati ai tessuti. In più, sono proposti non nelle profumerie ma nelle boutique di abbigliamento e questo mi piace perché potrebbe avvicinare alla profumeria di qualità anche quella parte di pubblico che magari è disposto a spendere per vestirsi bene, ma poi va a comprarsi profumi scadenti solo perché sono "griffati". Il nome della linea, "Uermì" è assolutamente coerente con questo concetto: Wear me, cioè indossami, è un invito che vale sia per gli abiti che per i profumi, e si pronuncia proprio come si scrive: Uermì.
Ho apprezzato molto il fatto che i profumi stiano in piedi anche da soli, cioè siano pregevoli al di là del tessuto che li ha ispirati.
Inizio da OH Denim (Philippe Bousseton) perché è quello che subito avevo amato di meno; avevo letto che era una tuberosa, e io dalla tuberosa mi aspetto certe cose (sonorità, esuberanza, sensualità) che qui non ritrovavo affatto. Qui la tuberosa si limita a soffiare un alito soavemente fiorito e gentile sopra una composizione di muschi e fiori bianchi, già gentile e luminosa di suo. Poi l'ho indossato in un giorno in cui ho preso la prima cosa a caso, e con la mente sgombra da preconcetti mi sono accorta di avere indosso un profumo sereno e sofisticato, cristallino, che avrei visto bene anche con un paio di jeans e una camicia bianca, capelli raccolti, in una di quelle giornate spensierate e leggere in cui non voglio niente che sia sopra le righe e preferisco semplicemente "sapere di buono".
Quello che invece ho amato subito è stato il VE Velvet (Jean Jacques). Una fragranza in cui il vetiver è assoluto protagonista: all'inizio è freschissimo, supportato da limone e spezie fredde (badiana?) che quasi lo trasfigurano; ci pensano poi legno di cedro e patchouli a portarne fuori tutta la fumosa, muffosa, terrosa, affascinante complessità. Ci ho sentito un uomo deciso, elegante, con un pizzico di "animale pericoloso" ben nascosto ma presente, che lo rende ruvido e irresistibile, e questo mix mi ha stesa. Per non dire del fatto che su di me è fantastico (segue).
Commenti
Intanto mi sono sembrati tre profumi equilibrati, con una composizione non molto complessa ma bilanciata e gradevole, ma andiamo in ordine:
VE VELVET: l'ho trovato il meno interessante dei tre, mi è sembrato simile ad una colonia ma molto ben fatto. Nella testa si sentono note aggrumate prima tra tutte il mandarino ma anche bergamotto e pompelmo, ho sentito anche note fiorite come gelsomino, neroli e lavanda e un tocco speziato di cannella. Non è male , è una composizione solare senza tante pretese ma non mi ha entusiasmato.
:-)
Il profumo che ho apprezzato di più è No+Suede : un cuoiato gentile, leggiadro, elegante, molto simile a Cuirelle Ramon Monegal e a Cuir Velours Naomi Goodsir (che però è più incensato e intenso a dire il vero...). Non è molto persistente sulla mia pelle...E' sensuale ma non sessuale, se così posso dire...Un profumo di classe, che rasserena la mente ma non inebria i sensi. Comunque bello, rilassante. Grazie :-)
Vito, sul prossimo post vedrai un commento di Giovanna, proprio sul Velvet, che a quanto pare ha spaccato i pareri a metà!! :-)