Con questa recensione partecipo alla settimana INCOM...merciale sul forum di Adjiumi!
Già trentacinque anni fa, al momento del suo lancio, King Kong era qualcosa di insolito, intrigante e diverso da tutti gli altri. In una parola: aveva carattere. A quell'epoca le fragranze "di carattere" erano assolutamente benvenute, gli stilisti cercavano di permeare tutte le loro creazioni con l'estetica che avevano in mente e quindi anche le fragranze entravano in questa idea di "couture globale" diversa per ogni stilista. La moda di Kenzo era particolare, intrigante, fuori dagli schemi e anche il suo primo profumo, King Kong, evidentemente seguiva le stesse regole. Oggi i designers perlopiù vendono la licenza per la commercializzazione dei loro profumi ad altre aziende, perdendone quindi il controllo, il risultato sono centinaia di profumi che non c'entrano niente con i valori e l'estetica dei marchi di cui portano il nome: non si pongono più come "ambasciatori del marchio" sul mercato dei profumi.
Oggi che le fragranze hanno l'unico scopo di far guadagnare bene i licenziatari, lanciare un profumo come King Kong sarebbe considerato una scelta irresponsabile: troppo diverso, troppo particolare per raggiungere i risultati di vendita attesi! Le sue note amare, ruvide, intensamente verdi non lo rendono di certo una fragranza piaciona, di appeal immediato. La menta che domina l'apertura lega un bouquet di spezie fredde (tra cui zenzero e mi pare coriandolo), mentre le aldeidi apportano una sensazione ancora più fredda e metallica. La nota secca e salata del muschio di quercia arriva fino alla testa (ce n'è tanto), e agganciando i chiodi di garofano aggiunge all'accordo di testa una sensazione cuoiata, ruvida, secca, vagamente canforacea/medicinale. Suppongo che la nota della banana sia stata aggiunta per contrastare tutto questo secco/verde/amaro, ma in ogni caso io non la sento, sebbene venga riportata in qualsiasi piramide io abbia consultato. King Kong non ha la struttura tipica dello chypre, ad esempio mancano del tutto gli agrumi in apertura, però dal cuore in poi quasi lo diventa: rosa, patchuli e muschio di quercia lo portano in quella direzione ombrosa, arrogante e lievemente disturbante che io amo alla follia. Il drydown è tutto muschio di quercia, catrame di betulla e menta (strano, visto che la menta è una nota di testa... forse c'è dell'IBQ?).
La durata di questo profumo è davvero ottima e sebbene sia piuttosto corposo, resta vicino alla pelle senza proiettarsi molto.
Commenti
Grazie di questo tuffo nel passato.