Megamare (Orto Parisi, 2019)
Difficile definirlo un profumo "ozonico".
Gli ozonici sono un'altra cosa.
Gli ozonici Prendono l'odore salato/metallico del Mare e lo usano per suggerire pulizia, freschezza, sale, vacanze, risate... Megamare invece no.
Megamare cattura il respiro del Mare Vero, primordiale, vivo. Quello che ti attira e ti spaventa, quello che percepisci come una creatura vivente dotata di volontà propria.
In Megamare la storia superficiale è raccontata dalla brezza ozonica: ovvero la pelle quando il salino si asciuga, le mareggiate invernali, le alghe secche sulla spiaggia, l'odore delle creature morte che rotolano ed ondeggiano a pochi centimetri dalla battigia...
Ma questa brezza ozonica serve solo per permetterti di scivolare, pian piano, a mille metri di profondità, dove si forma il Maelstrom, vortice possente ed invincibile, che arrivando in superficie ti ipnotizza e ti risucchia dentro.
Mi piace quando percepisco una simile capacità di governare la materia prima al servizio dell'idea, senza sprecarla in inutili clichè solo perchè "gli ozonici di solito si fanno così".
Al solito, Alessandro Gualtieri porta i concetti all'estremo, li esaspera fin quasi a renderli insopportabili. E' un modo di lavorare che adoro e che richiede un coraggio ed una visione non comuni. La creatività è la stessa di quei quadri iper-realisti in cui il particolare diventa così importante e ingrandito, e dettagliato, da prendersi tutta la scena... O come i Radiohead, che prendono un piccolo loop vocale e lo ripetono all'infinito, trasformandolo in un'esperienza sonora ultraterrena (in effetti, mentre lo indosso sto ascoltando proprio "Everything is in the right place" e mi sembra che tutto, qui sia esattamente dove dovrebbe essere).
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