Angeli e macerie
Credo di dovervi delle scuse in anticipo, perché sto per usare questo spazio in maniera impropria, sto per scrivere di un argomento molto o.t. , ma sento che devo assolutamente farlo. Perché è come se le mie solite parole, quelle dei profumi e della gioia, si fossero rintanate in un luogo lontano, e in questo momento non riuscissero ad uscir fuori. Sono tre giorni che ci provo, ma non escono. Ci sono altre parole che premono per venir fuori prima e finchè non le metto su un foglio come questo e non le condivido, spingono e spingono. Finchè non faccio uscire queste, non usciranno nemmeno le altre.
Qualcuno di voi sapeva che io e mio marito ci stavamo preparando una vacanzina romantica, ma poi lunedì 6 in Abruzzo è successo quel che è successo, ed è cambiato tutto. Abbiamo riposto alla chiamata della Protezione Civile e siamo andati all’Aquila. Abbiamo una formazione in disastri ambientali legati allo sversamento di idrocarburi (petrolio) in mare, e con i terremoti non c’entriamo molto, ma abbiamo pensato che se ci chiamavano vuol dire che c’era bisogno, e abbiamo risposto. Immaginavo che i media stessero facendo un gran lavoro di disinformazione, e andando lì ne ho avuto l’assoluta certezza. Queste persone andavano dicendo da mesi, che la terra tremava in modo crescente e che c’era qualcosa da valutare, che avevano paura perché i piccoli terremoti a cui loro erano abituati -perchè lo sanno, di vivere alla congiunzione di due faglie- stavano trasformandosi in qualcosa che li stava spaventando. Erano abituati alla sequenza terremoto-esci di casa- aspetta mezz’ora- rientra in casa, e così hanno fatto anche quella notte. E ora si sentono traditi doppiamente: da un fenomeno che pensavano di conoscere bene e dallo Stato, che prima li ha ignorati e ora gli fa false promesse per rabbonirli.
Così, ad ogni scossa (ce ne sono circa 250 nelle 24 ore, molte sono perfettamente percepibili, specialmente quelle che avvengono di notte, che ti svegliano di soprassalto) il trauma si rinnova e li tiene in uno stato di costante allerta nervoso che li sta logorando. Non riescono a stare in luoghi chiusi, tollerano a malapena le tende, molti dormono in macchina. Davanti alle case integre si vedono le tendine da campeggio della famiglia, che dorme lì perché nessuno ce la fa, a rientrare in casa sua.
I primi tre giorni mi sono immersa nel lavoro a testa bassa, è il mio modo di reagire alle situazioni più grandi di me. Mi concentro al 100% su quel che c’è da fare e lo faccio meglio che posso. Ho già lavorato in situazioni di emergenza, e so che posso non mangiare né dormire per giorni, se la situazione lo richiede, e rimango perfettamente lucida. La stanchezza arriva solo quando mi rilasso. E così ho lavorato e lavorato e lavorato. Ho preparato e distribuito migliaia di pasti, ho montato tende, ho organizzato un magazzino per gli aiuti che stanno arrivando (coperte e vestiti) in modo che gli sfollati possano trovare un paio di mutande taglia 6, una coperta matrimoniale o una tuta da ginnastica di pile se ne hanno bisogno. Pensavo che se mi fossi realmente guardata intorno, la sofferenza di quel che vedevo mi avrebbe annientata e resa incapace di dare il massimo. Già vedere le case distrutte e immaginare la sofferenza di chi ha perso tutto quel che possedeva oltre a parte della propria famiglia era qualcosa che mi ammutoliva. Così ho lavorato a testa bassa dalle 9 del mattino alle 10 di sera. Poi un giorno mentre salutavo a fine giornata, un paio di occhi si sono fissati nei miei, e hanno rotto il muro tra me e il dolore. Mi è entrato tutto dentro come un coltello e faceva un male boia. Ho pianto per un’ora, incapace di fermarmi né di vedere nient’altro che quegli occhi, che mi fissavano pieni di tutte le cose orribili di quella notte, pieni dei morti, delle urla, delle macerie di case distrutte, pieni di paura per un futuro senza più lavoro né casa, né parenti, eppure occhi ancora vivi, alla ricerca di un modo per uscire dalla sofferenza "facendo". Anche per me il “fare” è l’unico modo per reagire alle situaizoni. Per questo mi dà fastidio quando sento dire alla tv che i volontari sono Angeli. Forse qualcuno lo sarà pure, ma io no (e nemmeno gli altri che ho trovato lì). Sono una persona assolutamente comune, con lavoro, progetti, famiglia, scazzi, come tutti. Ho semplicemente risposto di sì, esattamente come tanti altri.
E mi fa arrabbiare che qualcuno, là in alto, pensi “Che i disastri succedano pure, tanto poi ci penseranno frotte di Angeli, a rimettere tutto a posto”. I morti non si rimettono a posto, e nemmeno le famiglie. La zia di G. ha perso i due figli piccoli perché costruire abitazioni antisismiche su una faglia è meno importante di altri progetti inutili ma splendidi. Nessuno ha controllato i criteri con cui le case erano costruite, nessuno ha pensato di andare a verificare se i terremoti si stessero effettivamente intensificando o fosse un'allucinazione collettiva. Un Geofisico che aveva previsto il terremoto collocando l'epicentro a Sulmona, a soli 30 km dall'Aquila (30 km su un'area estesa come l'Abruzzo sono davvero un'inezia), è stato addirittura denunciato per procurato allarme.
E ora i media sono costretti a coprire queste mancanze cianciando che i terremoti non si possono prevedere e che i morti sono una tragica fatalità. Per questo i tg parlano tanto di ‘sti cavolo di Angeli: si concentrano sui volontari per distrarre l’attenzione da quello che non possono raccontare: "Signore e Signori, ecco a voi un vero Angelo! Ah, e ricordatevi che i terremoti sono eventi imprevedibili e le tragiche conseguenze non si possono prevenire in alcun modo!".
Qualcuno di voi sapeva che io e mio marito ci stavamo preparando una vacanzina romantica, ma poi lunedì 6 in Abruzzo è successo quel che è successo, ed è cambiato tutto. Abbiamo riposto alla chiamata della Protezione Civile e siamo andati all’Aquila. Abbiamo una formazione in disastri ambientali legati allo sversamento di idrocarburi (petrolio) in mare, e con i terremoti non c’entriamo molto, ma abbiamo pensato che se ci chiamavano vuol dire che c’era bisogno, e abbiamo risposto. Immaginavo che i media stessero facendo un gran lavoro di disinformazione, e andando lì ne ho avuto l’assoluta certezza. Queste persone andavano dicendo da mesi, che la terra tremava in modo crescente e che c’era qualcosa da valutare, che avevano paura perché i piccoli terremoti a cui loro erano abituati -perchè lo sanno, di vivere alla congiunzione di due faglie- stavano trasformandosi in qualcosa che li stava spaventando. Erano abituati alla sequenza terremoto-esci di casa- aspetta mezz’ora- rientra in casa, e così hanno fatto anche quella notte. E ora si sentono traditi doppiamente: da un fenomeno che pensavano di conoscere bene e dallo Stato, che prima li ha ignorati e ora gli fa false promesse per rabbonirli.
Così, ad ogni scossa (ce ne sono circa 250 nelle 24 ore, molte sono perfettamente percepibili, specialmente quelle che avvengono di notte, che ti svegliano di soprassalto) il trauma si rinnova e li tiene in uno stato di costante allerta nervoso che li sta logorando. Non riescono a stare in luoghi chiusi, tollerano a malapena le tende, molti dormono in macchina. Davanti alle case integre si vedono le tendine da campeggio della famiglia, che dorme lì perché nessuno ce la fa, a rientrare in casa sua.
I primi tre giorni mi sono immersa nel lavoro a testa bassa, è il mio modo di reagire alle situazioni più grandi di me. Mi concentro al 100% su quel che c’è da fare e lo faccio meglio che posso. Ho già lavorato in situazioni di emergenza, e so che posso non mangiare né dormire per giorni, se la situazione lo richiede, e rimango perfettamente lucida. La stanchezza arriva solo quando mi rilasso. E così ho lavorato e lavorato e lavorato. Ho preparato e distribuito migliaia di pasti, ho montato tende, ho organizzato un magazzino per gli aiuti che stanno arrivando (coperte e vestiti) in modo che gli sfollati possano trovare un paio di mutande taglia 6, una coperta matrimoniale o una tuta da ginnastica di pile se ne hanno bisogno. Pensavo che se mi fossi realmente guardata intorno, la sofferenza di quel che vedevo mi avrebbe annientata e resa incapace di dare il massimo. Già vedere le case distrutte e immaginare la sofferenza di chi ha perso tutto quel che possedeva oltre a parte della propria famiglia era qualcosa che mi ammutoliva. Così ho lavorato a testa bassa dalle 9 del mattino alle 10 di sera. Poi un giorno mentre salutavo a fine giornata, un paio di occhi si sono fissati nei miei, e hanno rotto il muro tra me e il dolore. Mi è entrato tutto dentro come un coltello e faceva un male boia. Ho pianto per un’ora, incapace di fermarmi né di vedere nient’altro che quegli occhi, che mi fissavano pieni di tutte le cose orribili di quella notte, pieni dei morti, delle urla, delle macerie di case distrutte, pieni di paura per un futuro senza più lavoro né casa, né parenti, eppure occhi ancora vivi, alla ricerca di un modo per uscire dalla sofferenza "facendo". Anche per me il “fare” è l’unico modo per reagire alle situaizoni. Per questo mi dà fastidio quando sento dire alla tv che i volontari sono Angeli. Forse qualcuno lo sarà pure, ma io no (e nemmeno gli altri che ho trovato lì). Sono una persona assolutamente comune, con lavoro, progetti, famiglia, scazzi, come tutti. Ho semplicemente risposto di sì, esattamente come tanti altri.
E mi fa arrabbiare che qualcuno, là in alto, pensi “Che i disastri succedano pure, tanto poi ci penseranno frotte di Angeli, a rimettere tutto a posto”. I morti non si rimettono a posto, e nemmeno le famiglie. La zia di G. ha perso i due figli piccoli perché costruire abitazioni antisismiche su una faglia è meno importante di altri progetti inutili ma splendidi. Nessuno ha controllato i criteri con cui le case erano costruite, nessuno ha pensato di andare a verificare se i terremoti si stessero effettivamente intensificando o fosse un'allucinazione collettiva. Un Geofisico che aveva previsto il terremoto collocando l'epicentro a Sulmona, a soli 30 km dall'Aquila (30 km su un'area estesa come l'Abruzzo sono davvero un'inezia), è stato addirittura denunciato per procurato allarme.
E ora i media sono costretti a coprire queste mancanze cianciando che i terremoti non si possono prevedere e che i morti sono una tragica fatalità. Per questo i tg parlano tanto di ‘sti cavolo di Angeli: si concentrano sui volontari per distrarre l’attenzione da quello che non possono raccontare: "Signore e Signori, ecco a voi un vero Angelo! Ah, e ricordatevi che i terremoti sono eventi imprevedibili e le tragiche conseguenze non si possono prevenire in alcun modo!".
Commenti
Un bacio.
giuseppe
Da qui in poi, uso il condizionale, prechè non mi sento di dare imrimatur, direttive, linee guida.
Forse si dovrebbe ricostruire dentro, prima che fuori.
Dentro tutti noi, me compreso.
La natura impermanente delle cose ci dovrebbe far riflettere.
Credo che a livello sociale poco si possa fare.
La ricostruzione spirituale dovrebbe partire dall'individuo, dall'io.
Intendo dalla distruzione dell'io !
Rifare una casa dello spirito, in posizione più salubre ... meno radicata su cose assolutamente insignificanti.
La partita è dura. Come conciliare natura con cultura ?
La domanda è aperta ...
Mi piace lasciarvi con questa consapevole frase Buddhista:
"Sapendo pochissimo di Dhamma
ma vivendo in sincero accordo con esso trasformando le passioni
l’avidità, l'odio, la confusione
liberandosi da ogni attaccamento
al passato e al futuro
si gustano i benefici
del percorrere la Via del qui ed ora.
Il saggio, totalmente vivo, gioisce
della ricettività consapevole
e lieto dimora
in questa qualità"
un abbraccio
le cause di un terremoto sono forse imprevedibili, i morti e le macerie costruite sulla sabbia non c'entrano nulla con il sisma ma con la cattiva coscienza.
Non sei un Angelo, ma uno splendido Essere Umano. ed il complimento più bello che sgorga dal cuore,perchè in questa storiaccia italiana di esseri umani ne ho visti davvero pochi.
prenditi il tempo per respirare, per recuperare forze e purezza.
un abbraccio forte. Silvia
Come al solito la maggiorparte della stampa italiana raggiunge l'apice della mestizia in cui questo paese sta cadendo, nascondendo malamente il dovere che si rifiuta di fare, cioè quello di informare, ricordare ed analizzare per accontentarsi di servire e prendere lo stipendio.
E in questa Italia che ha abdicato alle proprie responsabilità, tutti siamo un poco colpevoli, purtroppo...
Alessandro
ti abbraccio forte forte per il coraggio e la generosità dimostrata - con i fatti - da te e tuo marito.
Ho una collega, Angelina, che ha una sorella proprio dove si è sviluppato il sisma e abbiamo vissuto in diretta le drammatiche ore.
Il tuo post l'abbiamo letto insieme lei e io ci siamo commosse.
Non ci sono parole dopo quello che è successo, oppure... ce ne sarebbero troppe ... da dire.
Un bacio
Alessandra di Varese
che resta da dire dopo le tue parole? Tutto sembra superfluo.
Un abbraccio.
Magnifiscent
Raffaella
un grazie di cuore. Per la volontà di testimoniare anche con le parole - oltre che con i fatti - che qualcosa non ha funzionato a monte, al di là della voglia e dell'urgenza di nascondere la verità. Se me ne dai il permesso, posterei il tuo intervento sulla mia pagina di facebook. è giusto che lo legga il più alto numero possibile di persone.
Lisa
in un piccolo villaggio di campagna, una mattina io e i miei bambini abbiamo incontrato una ragazzina di 8 o 9 anni che teneva per mano il fratellino e camminava lentamente per la stradina sterrata del paese. ci guardava con curiosità e allora ci siamo avvicinati e le abbiamo chiesto il suo nome. ci ha detto di chiamarsi Laleh ed il suo fratellino Masoud. sorridendole le ho chiesto, nel mio farsi stentato, dove andasse e come mai non fosse a scuola: pensavo che, chissà, magari fosse per qualche motivo in una specie di vacanza, come i miei figli. Lei mi ha guardato un po' sorpresa e poi ha detto solamente, abbassando lo sguardo: "gli afghani non li prendono, a scuola". Sembrava molto triste, io mi sono sentita imbarazzata e mi è venuto un groppo alla gola. Questi afghani probabilmente dall'Iran non se ne andranno mai, perchè non sanno dove andare. E intanto i loro bambini, le loro bambine, non hanno il diritto di andare a scuola. scusate, non c'entra niente con il terremoto in Abruzzo. Il pensiero di Laleh che non può andare a scuola ha turbato il mio viaggio, mi sconvolge, mi pesa. un saluto a tutti. -prisca-
...che desolazione e che rabbia...
Datura
Bacci Simone from+Q Perfume Blog
Un abbraccio.
Stefania
Mi hai dato una grande lezione di civiltà.
Baci Sabrina
Per sentirti vicina, perchè so che lo possiedi anche tu, come regalo del Natale scorso.
E' un campioncino che mi hanno regalato ad Esxence, in quella giornata bellissima e spensierata che abbiamo trascorso tutti quanti insieme noi del blog.
Coraggio.
Alessandra di Varese
Grazie stefania
Grazie amici, grazie di cuore.
ps Judith. certo che sì, vai tanquilla.
Simone, hi, of course I will! If you read a few posts ago, when you posted a question about being in Rome and seeking for advice, readers answered to you with plenty of places to go to have a good sniff. Have you visited them all? Would you report your tour?