L'influenza dell'IFRA sulla profumeria di oggi (e di domani) 1/3
Gli Enti che controllano la sicurezza dei prodotti di profumeria in Europa sono principalmente due: l'Unione Europea e l'IFRA (International Fragrance Association). L'UE ha regolamentato l'uso di 26 materie prime attraverso la direttiva 76/768/ECC. Le 26 materie prime considerate allergeniche possono essere usate nei profumi in maniera sicura solo entro le concentrazioni definite dalla normativa.
In caso di concentrazione maggiore, che quindi potrebbe scatenare problemi cutanei, la presenza dell'allergene deve essere, a norma di legge, evidenziata sull'imballaggio. Per questo motivo su alcune scatole di profumo si trova la dicitura “Ingredienti: limonene, linalolo ecc.”. E' il modo di indicare che quelle materie prime sono usate in una concentrazione superiore a quella stabilita per legge, così che i portatori di allergie specifiche siano avvertiti.
L'IFRA/RIFM invece, è un organismo internazionale creato e finanziato dalle Maison di cosmetici, profumi e dalle multinazionali essenziere (Quest, IFF ecc). Le aziende hanno creato l’IFRA con un duplice scopo: mantenere una documentazione relativa ai casi di reazioni allergiche alle fragranze, e analizzare le materie prime per assicurarsi che non causino reazioni allergiche e quindi non danneggino le fragranze che mettono in commerciano. L’IFRA conduce dei test sia sulle materie prime che sui profumi finiti: vengono testati eventuali effetti di fotosensibilità, di tossicità cutanea e di allergia. I test condotti sono severissimi e i parametri piuttosto limitanti, proprio per garantire alle aziende finanziatrici di poter investire sui loro nuovi prodotti in maniera assolutamente sicura, usando esclusivamente materie prime che le mettano al riparo da procedimenti giudiziari e dalla cattiva pubblicità.
Periodicamente l'IFRA pubblica i risultati delle analisi indicando quali materie prime sono considerate sicure entro una certa concentrazione, e quali invece hanno evidenziato, nei test di laboratorio, la possibilità di qualche reazione. Le liste sono disponibili sul sito.
Le indicazioni elaborate dall'IFRA (Amendments) fino ad oggi non sono ancora imposizioni a norma di legge, e d'altronde non ce ne sarebbe alcun bisogno: le analisi dell'IFRA vengono finanziate dal 90% delle aziende che operano nell'industria profumiera, che quindi si conformano alle indicazioni ricevute.
Questo sistema ha favorito negli ultimi anni la scomparsa dalle formule dei profumi di una sessantina di ingredienti, soprattutto naturali, e la limitazione di altri cinquanta circa. Tra le componenti escluse o gravement elimitate ci sono gli olii essenziali di agrumi, incriminati per il loro contenuto di limonene e citral (che si trovano nell'olio essenziale di bergamotto, limone, arancio dolce e sono aprte di moltissimi altri olii essenziali e assolute ricavati dai fiori), ma anche il catrame di betulla, il muschio di quercia e alcune componenti sintetiche (linalolo, che si trova nella lavanda, geraniolo, cumarina, ecc.). In molti tutti i casi si tratta di materie prime alla base di tutta la profumeria moderna dell'ultimo secolo, e spesso si tratta di materie pregiate e costose, capaci di regalare vibrazioni eccezionali alle fragranze in cui vengono inserite, ma hanno il difetto di essere costose, e questo le rende antieconomiche per le aziende. Per chi produce milioni di bottiglie l'anno, usare una materia prima meno costosa permette di limitare il costo del singolo flacone, garantendo profitti più alti. (continua)
In caso di concentrazione maggiore, che quindi potrebbe scatenare problemi cutanei, la presenza dell'allergene deve essere, a norma di legge, evidenziata sull'imballaggio. Per questo motivo su alcune scatole di profumo si trova la dicitura “Ingredienti: limonene, linalolo ecc.”. E' il modo di indicare che quelle materie prime sono usate in una concentrazione superiore a quella stabilita per legge, così che i portatori di allergie specifiche siano avvertiti.
L'IFRA/RIFM invece, è un organismo internazionale creato e finanziato dalle Maison di cosmetici, profumi e dalle multinazionali essenziere (Quest, IFF ecc). Le aziende hanno creato l’IFRA con un duplice scopo: mantenere una documentazione relativa ai casi di reazioni allergiche alle fragranze, e analizzare le materie prime per assicurarsi che non causino reazioni allergiche e quindi non danneggino le fragranze che mettono in commerciano. L’IFRA conduce dei test sia sulle materie prime che sui profumi finiti: vengono testati eventuali effetti di fotosensibilità, di tossicità cutanea e di allergia. I test condotti sono severissimi e i parametri piuttosto limitanti, proprio per garantire alle aziende finanziatrici di poter investire sui loro nuovi prodotti in maniera assolutamente sicura, usando esclusivamente materie prime che le mettano al riparo da procedimenti giudiziari e dalla cattiva pubblicità.
Periodicamente l'IFRA pubblica i risultati delle analisi indicando quali materie prime sono considerate sicure entro una certa concentrazione, e quali invece hanno evidenziato, nei test di laboratorio, la possibilità di qualche reazione. Le liste sono disponibili sul sito.
Le indicazioni elaborate dall'IFRA (Amendments) fino ad oggi non sono ancora imposizioni a norma di legge, e d'altronde non ce ne sarebbe alcun bisogno: le analisi dell'IFRA vengono finanziate dal 90% delle aziende che operano nell'industria profumiera, che quindi si conformano alle indicazioni ricevute.
Questo sistema ha favorito negli ultimi anni la scomparsa dalle formule dei profumi di una sessantina di ingredienti, soprattutto naturali, e la limitazione di altri cinquanta circa. Tra le componenti escluse o gravement elimitate ci sono gli olii essenziali di agrumi, incriminati per il loro contenuto di limonene e citral (che si trovano nell'olio essenziale di bergamotto, limone, arancio dolce e sono aprte di moltissimi altri olii essenziali e assolute ricavati dai fiori), ma anche il catrame di betulla, il muschio di quercia e alcune componenti sintetiche (linalolo, che si trova nella lavanda, geraniolo, cumarina, ecc.). In molti tutti i casi si tratta di materie prime alla base di tutta la profumeria moderna dell'ultimo secolo, e spesso si tratta di materie pregiate e costose, capaci di regalare vibrazioni eccezionali alle fragranze in cui vengono inserite, ma hanno il difetto di essere costose, e questo le rende antieconomiche per le aziende. Per chi produce milioni di bottiglie l'anno, usare una materia prima meno costosa permette di limitare il costo del singolo flacone, garantendo profitti più alti. (continua)
Commenti
non nascondo che il fatto che le majors della cosmesi siano anche quelle che decidono i regolamenti a cui debbano sottostare somiglia un po alla favola dei politici che debbano decidere quanto prendere di stipendio. Decisamente si sente la mancanza di una controparte in tutto questo gioco. Controparte che per un certo periodo ha avuto come voce la caccia sfrenata nel web di profumi pre-riformulazioni. Voce ora messa a tacere dalle stesse Majors. C'è del marcio in Danimarca...
Magnifiscent
La sanita é uno argomento molto serio e mantenere una documentazione i esami sopra la materia prima è estremo e essenziale.
Autoregolamentazione ce lodabile se si tienne norma.
Ma, decisamente il enfasi ce dannoso.
Se la materie prime é sono provata in diverse occazio con il stesso resultato... a priori no si puó contestare.
Bello componimento. Bacci. Elisabeth
PS:Scusami per questo italiano sbagliato
La voce manca, Magnifiscent nella misura in cui mancherà qualcuno che sappia rappresentare gli interessi di coloro che saranno maggiormente colpiti dalla trasformazione della situazione di fatto in quella di diritto quando la Commissione deciderà di pigliare di peso le raccomandazioni IFRA e di farne regolamenti. E visto quello che succede con i produttori di latte, è fin troppo facile prevedere cosa accadrà con i produttori di bergamotto!
Sono le regole del lobbying.
Almeno si lasci ai profumi di nicchia la possibilità di esprimersi.
Non a caso Malle e Eldo hanno lanciato per primi il messaggio di libertà di espressione nella profumeria.
Sabrina
profumeria commerciale sprofonda. Sbaverei per avere 200 nuovi lanci l'anno, di cui la metà buoni: me li comprerei tutti! Invece oggi abbiamo 400 lanci l'anno, di cui solo una ventina sono così così, e meno di una decina sono belli.
Perfumes Bighouse, your italian is not perfect but comprensible ;-) thank you for sharing your ideas. As you say, concern for the clients' health is ok, but too much enphasis on it, well, sounds a little bit "strange"!. Hugs to you!
Tamber, purtroppo a breve l'EU farà proprie le raccomandazioni IFRA e allora la situaizone peggiorerà ulteriormente. Nella terza parte del post vorrei provare a capire cosa succederà ai produttori (di cui tu parli qui, e Stefania in un commento ad un post precedente), che evidentemente, essendo per lo più in aree "povere" del pianeta, vengono sistematicamente ignorati, cosa succederà ai compositori indipendenti e non, e cosa arriverà a noi, poveri affamati di bellezza da annusare, considerati l'ultimo anello della catena.
Sabricat, secondo me hai centrato perfettamente il problema: la scelta. Le multinazionali tendono a voler imporre il loro interesse sui consumatori, dicendo che lo fanno "per il loro bene". Non è così, lo fannno per il PROPRIO bene, e possono farlo perchè il potere economico è concentrato nelle mani di pochi gruppi, che hanno influenza anche sulle scelte politiche dei Paesi (vedi la Francia, dove LVMH è riuscito ad ottenere una sentenza dal Tribunale, lesiva della libertà individuale nell'utilizzo dei beni di profumeria, ne abbiamo parlato mesi fa)e persino sull'indirizzo preso dalla EU. Laddove ci sono i soldi c'è il potere, e se hai i soldi, oggi, puoi decidere di cosa deve odorare il mondo in cui 6 miiardi di individui vivono. Raccapricciante, vero?
Si io concordo con te.
Secondo me, se há soldi... é probabile che le multinazionalli sfruttino i suoi poteri per manovrare le documentazione per il próprio bene.
Pozicione delicata perche il crise de la profumeria tendono ad essere piu grave in tutti i livelli.Bacci.Elisabeth