Chinotto in Fiore (Abaton)
Sapevo che il chinotto è un agrume
bellissimo, intensamente dorato, usato nei giardini soprattutto a
scopo ornamentale per i suoi fiori copiosi e profumatissimi.
Sapevo che a Savona la storia del chinotto è importante, perchè i maestri canditori savonesi avevano saputo trovare un modo per trasformarne i frutti -troppo amari per consumarli freschi- in prelibatezze da gustare a tavola, e che per tutto l'800 e inizio '900, i chinotti canditi di Savona erano ricercati ed apprezzati in tutta Europa.
Ma oltre che da mangiare, il Chinotto si beve anche: vi suggerisco quello di Lurisia (sito qui), presidio Slow Food dal gusto aromatico/tonificante, una delizia che in casa mia c'è sempre, visto che mio marito ne va matto.
Quello che non sapevo però, è che anche dai chinotti si ricava un olio essenziale (fiori, foglie, scorza del frutto). Forse la lavorazione del chinotto è più complicata di quella di altri agrumi, o forse, visto il trionfo di olii essenziali agrumari che già esistono, nessuno aveva sentito il bisogno di aggiungere anche questo. Eppure il suo profumo è molto piacevole: particolarmente secco e amaro, senza la sfaccettatura verde-ruvida del petitgrain.
Ve ne parlo perchè Abaton (sito qui) ha dedicato al chinotto un profumo, il “Chinotto in Fiore”, che sto provando in questi giorni (credo sia un edt). Mi è piaciuta la testa aromatica non troppo agrumata, con sensazioni fresche, amare e secche, qualità che non si trovano così facilmente tutte insieme in un solo profumo.
Oltre agli agrumi sento anche artemisia, elicriso, rosmarino, forse anche salvia e mirto, e questa testa così aromatica si raccorda benissimo col cuore/fondo, grazie a legni e resine (sento il legno di cedro, il benzoino e, più sotto, una nota tabacco), che scaldano il profumo e lo portano in una direzione più meditativa e profonda, come un liquore da meditazione.
L'impianto è classico, le note scelte e la struttura sono decisamente tradizionali (cioè il profumo presenta un accordo di testa fresco, che poi si scalda mano a mano che escono le note di fondo, diventando legnoso e balsamico) anche se poi le sensazioni che suggerisce hanno un che di moderno e “sartoriale”, senza strafare.
Semplice, vigoroso e classico, non è una fragranza particolarmente impegnativa, eppure è piacevolissimo, soprattutto sulla pelle maschile, dove ha dato il meglio di sé. Da provare!
Sapevo che a Savona la storia del chinotto è importante, perchè i maestri canditori savonesi avevano saputo trovare un modo per trasformarne i frutti -troppo amari per consumarli freschi- in prelibatezze da gustare a tavola, e che per tutto l'800 e inizio '900, i chinotti canditi di Savona erano ricercati ed apprezzati in tutta Europa.
Ma oltre che da mangiare, il Chinotto si beve anche: vi suggerisco quello di Lurisia (sito qui), presidio Slow Food dal gusto aromatico/tonificante, una delizia che in casa mia c'è sempre, visto che mio marito ne va matto.
Quello che non sapevo però, è che anche dai chinotti si ricava un olio essenziale (fiori, foglie, scorza del frutto). Forse la lavorazione del chinotto è più complicata di quella di altri agrumi, o forse, visto il trionfo di olii essenziali agrumari che già esistono, nessuno aveva sentito il bisogno di aggiungere anche questo. Eppure il suo profumo è molto piacevole: particolarmente secco e amaro, senza la sfaccettatura verde-ruvida del petitgrain.
Ve ne parlo perchè Abaton (sito qui) ha dedicato al chinotto un profumo, il “Chinotto in Fiore”, che sto provando in questi giorni (credo sia un edt). Mi è piaciuta la testa aromatica non troppo agrumata, con sensazioni fresche, amare e secche, qualità che non si trovano così facilmente tutte insieme in un solo profumo.
Oltre agli agrumi sento anche artemisia, elicriso, rosmarino, forse anche salvia e mirto, e questa testa così aromatica si raccorda benissimo col cuore/fondo, grazie a legni e resine (sento il legno di cedro, il benzoino e, più sotto, una nota tabacco), che scaldano il profumo e lo portano in una direzione più meditativa e profonda, come un liquore da meditazione.
L'impianto è classico, le note scelte e la struttura sono decisamente tradizionali (cioè il profumo presenta un accordo di testa fresco, che poi si scalda mano a mano che escono le note di fondo, diventando legnoso e balsamico) anche se poi le sensazioni che suggerisce hanno un che di moderno e “sartoriale”, senza strafare.
Semplice, vigoroso e classico, non è una fragranza particolarmente impegnativa, eppure è piacevolissimo, soprattutto sulla pelle maschile, dove ha dato il meglio di sé. Da provare!
Commenti
Sicuramente il più conosciuto è il Neri; ma se vogliamo stare anche qui...nella nicchia.... tutti gli appassionati (come me) di chinotto, non possono non assaggiare il Lurisia.
:-)
Prisca, il colore ambrato seduce anche me!!
subito dopo aver letto il tuo Blog mi sono fiondata in un negozio di delikatessen qui a Varese ( si chiama Vercellini) e ho comprato due bottigliette di Chinotto della Laurisia e anche un bel barattolo cilindrico in vetro della Besio di Savona, con dentro i chinotti canditi. Una delizia.
La bibita al chinotto non l' avevo mai assaggiata e dei chinotti canditi non conoscevo nemmeno l' esistenza e, soprattutto, la loro storia.
Grazie a te Marika per questa ghiottosissima segnalazione che unisce il gusto alla cultura.
Un abbraccio. Alla prossima.
Alessandra
Alla prossima