Profumeria Italiana (2/4)
Gucci, Trussardi, Mila Schön, Krizia,
Versace, Giorgio Armani, Missoni, Gianfranco Ferrè, Fendi, Benetton,
Laura Biagiotti, Valentino, Luciano Soprani, Sergio Soldano, Mariella
Burani, Les Copains, Lancetti, Byblos, La Perla, Sergio Tacchini,
Moschino, Enrico Coveri, Dolce & Gabbana, Gianmarco Venturi,
Blumarine, Nino Cerruti, Basile, Genny, Pomellato, Roberta di
Camerino, Renato Balestra, Fiorucci, Iceberg, RoccoBarocco, Romeo
Gigli, Best Company, Pupa, Hanorah.
Vi risparmio il conto: sono 38.
Un'enormità. Sono i marchi che proponevano profumi sul mercato
italiano negli anni '80-90, e da quello che ricordo erano tra i più
venduti di quel periodo: segno che la profumeria italiana -almeno in
casa- tirava tantissimo.
Poi, a metà anni '90 la
globalizzazione ha spazzato via il gusto italiano nei profumi, e solo
i marchi che hanno saputo uniformarsi al gusto medio mondiale hanno
continuato a fare affari, mentre gli altri sono spariti, o si sono
fortemente ridimensionati.
Tra le aziende che hanno saputo fare
tesoro di quello che la globalizzazione offriva ci sono senz'altro
Armani e Dolce & Gabbana, che con l'Acqua di Gio (1996) e Light
Blue (2001) si sono assicurati due best seller che da oltre dieci
anni guidano le classifiche dei profumi più venduti negli USA, in
Italia e in altri Paesi Europei, incassando letteralmente un mare di
soldi. Acqua di Gio e Light Blue uscirono nel periodo in cui il
desiderio di bouquet neutri aveva dato vita all'Eau d'Issey e CkOne
-1992 e 1994- e anche AdG e LB seguono la moda del fresco, innocuo,
pulito nell'accezione più “detersiva” del termine. Il perchè
abbiano così tanto successo ancora oggi è qualcosa che trascende la
mia capacità di comprensione, ma mi rende felice che siano di marchi
italiani.
Anche Gucci ha saputo accontentare le
richieste di un pubblico internazionale: Gucci Rush (1998) e Gucci
Envy (1999) erano due fragranze ben costruite, interessanti, ed
ottennero un ottimo successo anche internazionale.
Malauguratamente,
nessuna tra le fragranze Armani, Dolce & Gabbana e Gucci uscite in
seguito è più stata memorabile.
Anche Pupa ha saputo crescere negli
anni e diventare un marchio molto amato, ma per farlo si è
oncentrato sul make up, lasciando indietro i profumi.
Valentino, Missoni, Fendi, Versace, Laura Biagiotti e Moschino pur non comparendo nei primi 10 posti delle classifiche di
vendita italiane continuano a proporre le loro fragranze con
risultati anche interessanti: Roma e Venezia di Laura Biagiotti,
Moschino Cheap&Chic, Versense (Versace) e Theorema (Fendi) sono
profumi compositivamente rispettabilissimi con un loro seguito di fan
che continuano ad indossarli da anni.
Altri marchi, come il gioielliere
Pomellato, dopo anni di oblio profumato hanno deciso di riprovarci:
qualche giorno fa ho letto la notizia “Nel 2013 Pomellato lancia il
suo primo profumo” su prestigiosissimi webmagazine ... magari,
informarsi un attimo avrebbe risparmiato di scrivere una boiata che
poi rimbalza in rete, il primo Pomellato è del 1989, un sentore
verde di agrumi con una nota galbano, un cuore fiorito molto ricco e
classico (rosa, gelsomino, ylang) e un fondo di legni e mirra soft e
carezzevole. Un profumone anni '80 insomma, con il flacone disegnato
dalle prestigiose vetrerie Dinand. (segue)
Commenti
C'è da dire ad onor del vero che i brand erano si italiani ma i liquidi parlavano comunque francese e in qualche caso non erano da meno dei cugini olfattivi coevi d'oltralpe
Morgan
Morgan, che bello quando un profumo ci porta un ricordo così intenso! Perchè ci permette letteralmente di rivivere l'emozione, tutte le volte che lo risentiamo. In effetti i profumi di Krizia si distinguevano dagli altri per una raffinatezza angolosa e particolarmente chic. Non erano "facilotti", anzi, emanavano personalità, e non a caso chi indossava quelli, raramente li abbandonava...
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Alchimia72