Con Naomi Goodsir e Isabelle Doyen
Entro nella stanza n.55 e vengo accolta
da un ambiente completamente bianco. La moquette per terra è di uno
spesso color crema, morbido e voluttuoso. Tutto il resto è bianco
latte: i mobili sono stati avvolti in strati di lenzuola candide.
L'idea è quella di annullare la percezione cromatica e lasciar
spazio ad un'uniformità straniante.
Naomi Goodsir voleva evocare
quelle notti d'insonnia quando la mente è immersa in un rumor bianco
ronzante e indefinibile, che non ti permette di afferrare i pensieri,
di riconoscere le emozioni.
Sei lì, alla deriva in una nebbia
polverosa che ti ottunde il cervello, già mezzo intontito dal sonno
eppure incapace di addentrarcisi, e ti sembra che non ne uscirai mai.
Una cosa abbastanza disturbante.
Nella stanza, l'unico stimolo che
colpisce i sensi è un forte profumo vegetale, verde, magnetico,
primitivo e gentile insieme. Ci si mette un po' a capirlo, ma è
tuberosa. Anzi è il nuovo profumo alla Tuberosa di Naomi Goodsir e
Isabelle Doyen: “Nuit de Bakélite”.
“Naomi, dopo quattro profumi legnosi,
resinosi, cuoiati … finalmente un fiore! E che fiore!”
“Sono felice di aver affrontato
questa prova ma... che fatica! Mi ci sono voluti più di tre anni per
arrivare fin qui!”
“Dopo quattro esperienze con Bertrand
Duchafour, che ha firmato Iris Cendrè, Cuir Velour, Bois d'Ascese e
Or du Serail, com'è stato lavorare con Isabelle Doyen?”
“Isabelle e io ci conoscevamo già da
prima, è stato facilissimo entrare in relazione con lei. E' una
persona semplice e diretta, come me.”
“Più di tre anni per lanciare un
profumo sono molti! Quando il risultato è questo direi che sono
stati ben spesi però... qual'è stata la difficoltà?”
“Scegliere una direzione precisa. Per
un lungo periodo non avevo chiarezza su quale direzione prendere per
affrontare la tuberosa. Luce o buio? Isabelle continuava a propormi
bozze di una bellezza incredibile. Ne avrei almeno tre pronte per
essere lanciate come profumi finiti! Ci è voluto un po' prima che la
direzione emergesse, ed infine ho scelto il buio”.
Mentre Naomi mi spruzza i polsi,
finalmente incontro anche Isabelle Doyen, una compositrice che ammiro
molto.
Da vent'anni crea per Annick Goutal
fragranze ben costruite, fini, sofisticate, con qualche eccezionale
perla di rara bellezza come Duel, Mon Parfum Cheri e Sables.
Negli
ultimi dieci anni ha affiancato ai suoi lavori per Goutal
collaborazioni per altri marchi e a sperimentazioni anche ardite che
me l'hanno fatta scoprire veramente.
Praticamente, togliendo l'elemento
Goutal dalla composizione (Annick prima e Camille poi), si riesce a
intravvedere, in controluce, chi è veramente Isabelle.
Ed Isabelle Doyen è una persona
squisita, uno sguardo attentissimo e vibrante, divertito, poche
parole e ben precise per esprimere dei concetti anche forti. Ed in
effetti, poi annusi i suoi lavori e ti accorgi che i suoi profumi
sono immersi nella gentilezza e nella delicatezza, ma nascondono
invariabilmente un battito primitivo, fiero, indomito che mi emoziona
parecchio.
Profumi composti con pennellate sottili
e sovrapposte, acquarellate, che più che evocare situazioni o
ricordi suggeriscono atmosfere, sentimenti potenti ma insieme sottili
e delicati, in bilico tra sorrisi e lacrime, tra il ruggito e la
malinconia.
Anche Nuit de Bakélite è una fragranza di questo tipo: seppur immersa in una
penombra soffusa e delicatamente tinta di viola, possiede una forza
primitiva, mistica, trascendente (e mi ha ricordato The Unicorn
Spell). Bello!
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