Voglia di confronto
Avete voglia di parlare di commesse e negozianti?
Recentemente mi ha scritto una signora che lavora in un grande negozio di profumeria. La signora ha letto il mio libro e si è giustamente sentita tirata in causa per alcune mie osservazioni sul personale di vendita dei negozi. In effetti, mi capita spesso di ricevere lamentele su commesse svogliate, supponenti, o con una formazione meno che essenziale, e mi è capitato spesso di assistere a scene al limite del demenziale. Nel libro ho sottolineato che non si tratta di mancanze da imputare esclusivamente a chi vende, ma anche e soprattutto ai Marchi, che si focalizzano molto sulla formazione nel settore cosmetico, tralasciando spesso una formazione specifica nell'ambito dei profumi, che invece sarebbe importante per riuscire ad accompagnare al meglio il cliente nella sua scelta.
Cioè, spesso, oltre alle cartelle stampa con le piramidi, ai venditori non viene fornito altro. Niente visite dei formatori, niente corsi... niente di niente. Naturalmente per chi vende profumi artistici la situazione è diversa: i marchi selettivi hanno tutto l'interesse di far comprendere al meglio i loro profumi e quindi investono molto nella formazione. Poi, se in negozio si trova personale arrogante basta rivolgersi altrove: un negozio costantemente vuoto costringe chiunque ad imparare l'educazione, ma in genere la scelta di aprire una profumeria di nicchia è una passione trasformatasi in lavoro, o una tradizione familiare plurigenerazionale. In ogni caso le fragranze artistiche sono più difficili da proporre, richiedono un approccio più sfidante, e soprattutto hanno prezzi alti, quindi o sai esattamente cosa stai proponendo e perchè, o altrimenti entro breve sei fuori dal mercato.
Quindi il problema della scarsa preparazione riguarda soprattutto di profumerie non selettive, catene e grandi magazzini.
La signora mi scrive: "La difficoltà del nostro lavoro quotidiano è proprio diffondere una educazione e sensibilità al pubblico (...). Nel tempo, si è diffusa una forte diffidenza dei clienti, non vogliono neanche parlare con noi e non ci viene riconosciuta una professionalità.(...) Forse sono presuntuosa, ma l'offerta di un supporto, spesso è il tentativo di fare un'esperienza di percorso anche in una profumeria commerciale. Cerchiamo diffondere anche solo buone abitudini: "Non sfreghi il profumo fra i due polsi perchè..." e il cliente "Questa non l'avevo mai sentita", come per dire: ma chi sei tu per inventarti queste cose?!- spesso ci troviamo di fronte un muro. Insomma, ho consigliato il suo libro alle mie colleghe e ne userò parti per spiegare alle più giovani, ma dovevo sfogarmi!".
E io raccolgo lo sfogo e lo uso per chiedervi: se poteste scegliere, quando entrate in profumeria (catena, grande magazzino o negozio sotto casa) che tipo di approccio vorreste, e perchè? E invece, che tipo di approccio ricevete? Senza fare nomi, tanto qui non interessa sapere il peccatore ma solo il peccato, altrimenti diventa una pubblica fustigazione invece che un dibattito costruttivo.
Recentemente mi ha scritto una signora che lavora in un grande negozio di profumeria. La signora ha letto il mio libro e si è giustamente sentita tirata in causa per alcune mie osservazioni sul personale di vendita dei negozi. In effetti, mi capita spesso di ricevere lamentele su commesse svogliate, supponenti, o con una formazione meno che essenziale, e mi è capitato spesso di assistere a scene al limite del demenziale. Nel libro ho sottolineato che non si tratta di mancanze da imputare esclusivamente a chi vende, ma anche e soprattutto ai Marchi, che si focalizzano molto sulla formazione nel settore cosmetico, tralasciando spesso una formazione specifica nell'ambito dei profumi, che invece sarebbe importante per riuscire ad accompagnare al meglio il cliente nella sua scelta.
Cioè, spesso, oltre alle cartelle stampa con le piramidi, ai venditori non viene fornito altro. Niente visite dei formatori, niente corsi... niente di niente. Naturalmente per chi vende profumi artistici la situazione è diversa: i marchi selettivi hanno tutto l'interesse di far comprendere al meglio i loro profumi e quindi investono molto nella formazione. Poi, se in negozio si trova personale arrogante basta rivolgersi altrove: un negozio costantemente vuoto costringe chiunque ad imparare l'educazione, ma in genere la scelta di aprire una profumeria di nicchia è una passione trasformatasi in lavoro, o una tradizione familiare plurigenerazionale. In ogni caso le fragranze artistiche sono più difficili da proporre, richiedono un approccio più sfidante, e soprattutto hanno prezzi alti, quindi o sai esattamente cosa stai proponendo e perchè, o altrimenti entro breve sei fuori dal mercato.
Quindi il problema della scarsa preparazione riguarda soprattutto di profumerie non selettive, catene e grandi magazzini.
La signora mi scrive: "La difficoltà del nostro lavoro quotidiano è proprio diffondere una educazione e sensibilità al pubblico (...). Nel tempo, si è diffusa una forte diffidenza dei clienti, non vogliono neanche parlare con noi e non ci viene riconosciuta una professionalità.(...) Forse sono presuntuosa, ma l'offerta di un supporto, spesso è il tentativo di fare un'esperienza di percorso anche in una profumeria commerciale. Cerchiamo diffondere anche solo buone abitudini: "Non sfreghi il profumo fra i due polsi perchè..." e il cliente "Questa non l'avevo mai sentita", come per dire: ma chi sei tu per inventarti queste cose?!- spesso ci troviamo di fronte un muro. Insomma, ho consigliato il suo libro alle mie colleghe e ne userò parti per spiegare alle più giovani, ma dovevo sfogarmi!".
E io raccolgo lo sfogo e lo uso per chiedervi: se poteste scegliere, quando entrate in profumeria (catena, grande magazzino o negozio sotto casa) che tipo di approccio vorreste, e perchè? E invece, che tipo di approccio ricevete? Senza fare nomi, tanto qui non interessa sapere il peccatore ma solo il peccato, altrimenti diventa una pubblica fustigazione invece che un dibattito costruttivo.
Commenti
In dieci anni sono cambiati radicalmente i marchi sugli scaffali, ma la maniera di proporli e di conoscerli non è avvenuta con la stessa velocità. Vendere profumi così particolari puo' risultare un arma a doppio taglio se non si padroneggia la materia. E purtroppo, anche se attualmente in aumento, a padroneggiarla sono ancora in pochi.
Detto ciò, anche se non ho ancora una grande esperienza dietro al banco, posso raccontare che mostrando competenza e passione per proprio lavoro anche il cliente più diffidente cambierà idea!
Come si va oltre? Con il secondo stimolo: "Prima di fare nomi, prima di indicare le "piramidi" bisognerebbe annusare e fare annusare". Riassume molto di quello che io penso sulla questione. Se io fossi un'addetta alle vendite, abbandonata a me stessa senza alcuna formazione, cercherei di capirne di più di quel che sto vendendo. Cercherei di imparare la differenza tra tuberosa e vetiver, leggerei, mi informerei ma soprattutto annuserei per bene tutto quello che ho in negozio. Sono convinta che i negozi non siano strapieni a tutte le ore del giorno, il tempo per istruirsi si trova, se uno lo vuole. Evidentemente sono proprio le richieste dei titolari dei negozi, ad essere minime: bella presenza e stop. Io faccio tutt'altro lavoro, ma se non mi fossi costantemente aggiornata, informata, se non avessi approfondito certe tematiche, se non avessi imparato presto a trattare con garbo le persone, avrei perso il posto. E non solo il primo: anche tutti quelli che ho occupato dopo. Evidentemente i titolari di una profumeria non sentono il bisogno nè dell'educazione nè della formazione altrimenti, quando i marchi sono assenti, sarebbero loro stessi ad attivarsi, con risorse proprie, per garantirsi un personale almeno minimamente competente. Sbaglio?
Ps non per vantarmi... ma per le clienti che entrano diffidenti e indifferenti mi occorrono 5/8 minuti per ribaltare la situazione! ;-)
Appoggiare i polsi l'uno al'altro non è sfregare, e la signorina evidentemente non ha sostenuto esami di fisica molecolare e teme che le molecole si annichilino per sfregamento come una macchia d'inchiostro sul polsino...
Vabbè, a parte questo, quando entro in profumeria è soprattutto per curiosare indisturbata, o provare una fragranza di cui ho sentito parlare, o cercare rari rappresentanti di famiglie olfattive in via di estinzione. Mi sono imbattuta in molti commessi/proprietari competenti (ma non sono la maggioranza, specie al di fuori delle profumerie di nicchia), molto spesso però sono più interessati a raccontarti le loro opinioni che a sentire le tue. Anche i più preparati considerano la piramide olfattiva che è stata loro fornita come un'autentica lista di ingredienti, senza neanche fare lo sforzo di annusare davvero la fragranza.
Alla fine, forse, quello che apprezzo di più in un venditore -e che mi fa tornare come cliente- è la disponibilità, la discrezione e la passione per i profumi.
Beh... posso solo dire che il suo approccio mi ha lasciato senza parole! La sua passione è qualcosa di incredibile, contagioso, un fuoco che ti accende. Avevo già conosciuto un sacco di persone in precedenza ma era da molto che non rimanevo così di stucco...
Questo mi ha spronato a migliorami ancora di più e mi ha fatto capire ancora una volta l'importanza di continuare ad approfondire e migliorarsi!
- il profumo non è nè acqua nè pane. Cioè, non è necessario alla nostra sopravvivenza
- il profumo fa parte del reame del sogno, della passione, di quel desiderio che a volte non esprimiamo nemmeno con noi stessi, ma che è lì, e che ci guida.
Questo significa che se devi vendere un profumo, non lo puoi fare con svogliatezza e arroganza, perchè la gente non ne ha fame o sete, può farne a meno. E l'esperienza del profumo, ha anche a che fare con quello che succede in negozio perchè la passione non è un'idea astratta, ma qualcosa di tangibile, che dal venditore si trasferisce sulle boccette in negozio. Quando fai esperienza di una vendita così, di un entusiasmo contagioso come quello di Michele, che Andrea ha conosciuto, e di altri (fortunatamente ce ne sono) poi non vai a comprare da un'altra parte. Vuoi essere accompagnato di nuovo da qualcuno che ci mette quell'energia, che ti sa raccontare
quello che annusi con quella passione. E questo vale in ogni campo, dai libri, al pane, alle marmitte catalitiche.