Un "bel" profumo
In
questo periodo, soprattutto grazie a diversi spunti critici che ho colto sul web, ho riflettuto a lungo sulle differenze tra un
profumo fatto bene e uno fatto male, e vi offro le mie riflessioni, che ovviamente possono essere condivisibili o meno, oppure possono essere una semplice base di partenza per dialogare su un argomento che ci sta molto a cuore. Cioè: come si caratterizza un
buon profumo, e come lo si distingue da un profumo fatto in maniera
approssimativa, errata o sbilanciata?
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Eppoi: un profumo fatto male, è
sempre sgradevole da indossare?
E ancora: chi scrive una recensione
su un profumo, su quali basi deve fondare la sua recensione? Quanto
conta il gusto personale e quanto la cultura e la sensibilità
olfattiva?
Ho deciso di attingere un pò di concetti dal libro che ho scritto (qui accanto, a destra), adattandoli al discorso che voglio fare oggi.
Iniziamo
dalla prima domanda: Come si caratterizza un buon profumo, e come lo
si distingue da uno fatto male?
Io penso che un
profumo possa evidenziare degli "errori" sotto diversi punti di vista:
1 una
piramide sbilanciata
2 una
struttura compositiva traballante
3 materie
prime inadeguate
4 l'ambito
in cui esce
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A
livello di piramide e composizione, esistono profumi che raccontano una storia
attraverso un percorso olfattivo, altri che restano stabili e lineari
per tutta la loro durata, mentre altri ancora sono come prismi che
riflettono le note e gli accordi in alternanza tra loro. Le fragranze
che nascono e muoiono sempre uguali sulla pelle possono avere una
sorta di bellezza affascinante. Ma il dinamismo conferisce interesse
ad una composizione e in genere una fragranza composta bene si evolve
nel tempo: presenta un avvio, un cuore e un fondo. Sebbene la
fragranza rimanga sempre riconoscibile dall’inizio alla fine questi
tre tempi la portano in tre direzioni diverse, dandole tre intenzioni
e tre “sapori” diversi. Il compositore sceglie in quale punto
della composizione ogni nota o accordo dovrà entrare in scena, e
come dovrà interagire con le altre componenti della formula, ed è
così che il discorso della fragranza si svolge di nota in nota, o di
accordo in accordo, attraverso i tre movimenti testa-cuore-fondo.
Alla struttura piramidale testa-cuore-fondo esistono delle eccezioni:
alcuni profumi sono composti quasi esclusivamente da un accordo di
testa (le Colonie), mentre in altri periodi i profumi hanno
privilegiato lo sviluppo di un'altra parte della piramide (ad esempio
negli anni '80 si usava privilegiare il cuore e il fondo) o hanno
privilegiato l'uso di certe materie prime invece di altre.
Ci
sono però profumi che, fuori contesto, presentano sbilanciamenti o
buchi nella piramide, ad esempio dopo una testa brillante ed
interessante, il cuore non dice niente, e poi il profumo “ricompare”
con le note di fondo, e questo è un errore, perchè una fragranza
deve rimanere stabile, nel suo cambiamento, in tutte e tre le sue
fasi, senza scollamenti o buchi che fanno perdere interesse al
profumo, anche solo per cinque minuti.
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La
maggior parte dei profumi sono come cori di note armoniosamente
legate tra loro. Non si riesce a distinguere la singola nota perchè
il coro forma un insieme ben amalgamato, più bello della somma delle
sue componenti. Questa è una struttura molto classica ed elegante e
costituisce la maggioranza delle fragranze in circolazione. Altre
volte un protagonista c'è: in questo caso la nota viene messa su un
piedistallo, mentre le altre note accessorie la sostengono e
dialogano con lei tirandone fuori ora un’impressione ora un’altra.
Altre
volte i solisti sono due, e il profumo si basa sulla danza armoniosa
di queste due note, con un risultato molto coinvolgente.
A
volte piuttosto che sui concetti di armonia e integrazione una
fragranza può giocare sulla contrapposizione di due sensazioni così
diverse da risultare opposte. Il profumo presenta quindi una sorta di
tensione tra due opposti, molto interessante. Alcuni profumi invece
presentano, in qualche punto della composizione uno squilibrio, una
frizione, che può essere piacevole e caratteristica perché impone
un andamento non lineare alla fragranza, creando un punto
d’interesse.
Qualsiasi
sia la struttura della fragranza, deve risultare chiaro che è dovuta
ad una scelta ben precisa da parte del creatore: è lui che sceglie
quale genere di armonia quale attrito, quale contrapposizione, o
quale protagonista inserire, come, con quali intensità e durata: nel
caso di un errore di valutazione o imperizia, o fretta, la fragranza
può risultare piatta, sbilanciata, disarmonica, senza direzione,
senza dialogo né luce.
Altri
parametri importanti per valutare la struttura compositiva sono
relativi all'impatto e alla durata, che spesso dipendono proprio
dalla struttura che si è scelta per il profumo. Il profumo è
delicato o potente, sottile o pervasivo, dura un'ora, tre o sette?
Tutte queste variabili non sono né positive né negative in sé
stesse, in quanto fanno parte di una scelta stilistica ben precisa,
definita a priori. Ma possono diventare errori quando sono
chiaramente fuori contesto. Che un profumo dell'Artisan Parfumeur sia
delicato e svanisca entro due ore è qualcosa di appropriato per
questo marchio, che si esprime soprattutto in questi termini, mentre
se stessimo annusando Amouage o Bond N.9, sarebbe una caratteristica
da rimarcare e su cui farsi domande.
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Quando
un compositore sceglie le materie prime con cui lavorare -o quando
un'azienda sta dando il brief per un profumo e stabilendo il prezzo
della formula- c'è in gioco una precisa scelta stilistica. C'è chi
sceglie quasi solo note naturali perfette, preziose, rotonde. Chi
privilegia l'uso bilanciato di natura e sintesi. Chi preferisce la
sintesi, a cui accosta di volta in volta i naturali di sua scelta,
funzionali allo sviluppo del discorso che ha in mente. Ma la scelta
del tipo di materie prime non è in nessun caso di peso nel decidere
la qualità di una fragranza. Chanel N.5 non è una grande
composizione perchè contiene degli splendidi naturali: oggi che ne
contiene la metà di quelli che conteneva un tempo, resta un
capolavoro inimitabile a prescindere, per come è composto, per il
sapiente bilanciamento delle note naturali con sintetici usati “alla
grande”. Lo stesso discorso vale per l'Eau Sauvage, Nombre Noir e
per molte altre fragranze, sia vintage che moderne. Usare delle belle
materie prime naturali è un plus, ma solo se sono funzionali al
discorso della fragranza; anzi, in alcuni casi la loro presenza
ingombrante può risultare “troppo” e quindi si sceglie
diversamente. Non c'è niente di male nell'usare anche solo
sintetici, se fanno parte del modo di esprimersi del compositore, e
se li usa come parte fondamentale della sua concezione estetica:
ognuno si esprime come gli pare, no? Non è che i tagli verticali di
Lucio Fontana sulla tela rossa siano meno “artistici” di un
ritratto stilizzato di Modigliani. E' la scelta espressiva, che è
diversa. Ma se entrambi raggiungono il loro scopo, cioè raccontare,
emozionare, si deve considerarli esattamente sullo stesso piano.
Naturalmente,
diverso è il discorso per chi usa la sintesi esclusivamente per il
suo basso costo, spacciandola per una composizione di raffinati
naturali e dando al profumo nomi sontuosi di fiori che non ci sono, e
questo spesso succede con marchi da cui ci si aspetterebbe ben altro.
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A
volte invece un profumo non è fatto male, non è brutto, ma magari
non c'entra niente con i valori del marchio per cui esce. Immaginate
Dolce&Gabbana: abiti leopardati, pizzi, bustier provocanti, una
sensualità glamour e peccaminosa; poi annusate i loro ultimi profumi
e... dentro non c'è nemmeno una briciola del loro immaginario. Sono
profumi che non comunicano nulla dell'estetica D&G, e
sebbene escano con strategie commerciali che di sicuro hanno una loro
logica, per me, che studio il profumo come opera
d'arte, sono semplicemente profumi sbagliati per quel marchio.
Stesso
discorso se un brand di grande nome lancia un profumino
raffazzonato o banale, oppure
che presenta una direzione completamente nuova, di rottura col
passato: o è una fragranza entusiasmante e apre un nuovo discorso
nella profumeria, o se è semplicemente un passo indietro -cioè il
profumo è giusto economicamente parlando, ma non è all'altezza del
nome che porta- dal mio punto di vista si tratta di qualcosa che non posso non notare.
(segue qui)
Commenti
Anche recensire un profumo è un arte e io che questa arte non la conosco mi baso sulle emozioni che provo quando ti leggo.
Credo sia molto difficile spogliarsi delle sensazioni personali nel descrivere qualsiasi cosa, figuriamoci un profumo. In più ho notato che quello che sulla mia pelle è sgradevole, su un altra persona è favoloso. La cosa mi è successa con Absolue pour le soir (su di me una cipolla) e con Mon Parfum Cherie pour Camille.
Comunque un naso attento riconosce se il profumo utilizza materie prime di qualità, queste sono la base per la bontà di un profumo.
Mentre l'originalità e l'evoluzione di un profumo dipende dalla vena artistica del suo creatore e qui io parlerei di bellezza. Quando le tre cose combaciano si tratta di capolavoro.
Ciao Sabricat
Absolue pour le soir una cipolla?1? Uah uah uah!!!!!! Scherzo, in realtà hai ragione. Ci sono profumi che interagiscono in maniera molto decisa con la pelle di chi li indossa. Chissà perchè. So che per quanto riguarda la pelle, è una questione di composizione, cioè ha a che fare la quantità e la tipologia di ormoni, di grassi, ecc, con il grado di umidità/secchezza, e altri fattori biologici. Ma dal punto di vista del profumo? Perchè è indubbio che ci siano profumi che si modificano più spesso di altri. Forse dipende dal tipo di di materie prime naturali usate? Cioè, forse -sto inventando- violetta, muschio di quercia e ylang ylang si modificano tanto, e invece la rosa e il cisto no? Ehi, là fuori, c'è qualcuno che ci sa dare una mano?
Ciao da Mauro
:-)
quando posso è sempre un piacere leggerti, specie in questi post.
Mi trovi d'accordo quasi su tutto, solo su due cose provo a tracciare un sentiero alternativo.
La durata di una fragranza come abbiamo imparato dipende molto dalla pelle di chi la indossa, ma fatto salvo il fattore oggettivo, dipende poi dalla concentrazione e dalla struttura della composizione. Una eau de toilette è comunque inaccettabile che tenga meno di una mattinata, anche se la fa l'Artisan Parfumeur e probabilmente per quanto possa essere suggestiva, la scarsa tenuta io la ritengo un errore di composizione perchè il naso non ha comunque raggiunto uno dei risultati fondamentali di una buona formulazione, ovvero il fissaggio. Diverso è invece il discorso del sillage, che molti confondono con fissaggio. Una edt può volutamente essere uno skin scent e ci sta, ma cavoli, voglio poterla sentire anche dopo 4 ore se avvicino il polso al naso :)
Ultima cosa, il fattore immagine. Una volta i canoni stilistici di una maison erano più solidi ed il tuo discorso non faceva una grinza. Oggi tutto gira ad un ritmo così veloce che anche i riferimenti stilistici sono tutti più mutevoli e perfino un Dolce&Gabbana che fino a due anni prima usciva coi corsetti, due anni dopo fa la collezione crociera di pezzi marinari. Così pure nelle fragranze i riferimenti sono diventati più locali e meno assoluti ed accade che una fragranza sia °giusta" per l'immagine del momento. Ecco perchè in generale considero un peccato veniale se una bella composizione si piazza male in una linea o in uno stile. Ad un certo punto chissene... se il liquido è strepitoso no? :)
Per quanto riguarda la durata di una fragranza, sai che come te anch'io prediligo una certa longevità, penso che faccia parte dei requisiti minimi della fragranza. Però quando la vita breve caratterizza tutte o quasi le fragranze di un certo marchio -anche quando sono composte da creatori diversi- allora non posso non pensare che si tratti di una richiesta specifica. Una caratteristiche che non condivido, ma che mi sembra di intravvedere.
Rob, verrò anch'io ad annusare!!!