I profumi nu_be
Oggi vi parlo di un nuovo marchio della
profumeria italiana: nu_be. Mettetevi comodi, che è lunga, e intanto
fate partire questo video (Jean Michel Jarre, Oxygene 2, 1977: io
l'ho ascoltato a nastro mentre scrivevo questa recensione).
nu_be nasce dalla collaborazione tra un
gruppo di giovani intraprendenti e Fluidounce, un'azienda
produttrice di fragranze artistiche che si è avvalsa, in questo
caso, dei talentuosi compositori di Takasago.
Il progetto nu_be parla “delle
origini dell'universo, di quel magma primordiale da cui nascono le
stelle, materia ancora in fusione che fa pensare al Caos, ad uno
stato che precede la Forma compiuta (…). Un percorso avventuroso
che comincia molto lontano e approda poi alla vita sulla terra: da
nube dello spazio siderale, la stessa polvere celeste diventa "new
being", nuovo essere, vivente e rinnovato (…) Qualcosa di
spirituale e di cosmico che ricorda l'incontaminato nelle viscere
della terra”.
Questa definizione mi è piaciuta tantissimo, e ve
la riporto perchè le fragranze sono piuttosto coerenti con questa
visione “geologico/mistica”. Eppure, non risultano così strane
da non poter essere indossate, anzi. Il gusto per la ricerca di
accordi nuovi e sensazioni inaspettate c'è, si sente, ed
effettivamente compone fragranze particolari, ma tutto questo viene
imbrigliato e ricondotto ad una sfera di indossabilità che li rende comunque piacevoli. Certo, ci vuole un
minimo di apertura mentale... e curiosità verso le meraviglie che la
sintesi, creativamente addomesticata, può offrire al nostro naso.
Hydrogen (Antoine Lie; suoi alcuni dei
più belli tra gli Etat Libre d'Orange e i Comme des Garcons): melone
e mandarino, basilico, spezie fredde e muschio di quercia, aldeidi e
muschi bianchi come calone e diidromircenolo offrono una sensazione
intensissima di pulito e freddo pungente. Questa sensazione, comune a tutte le fragranze della famiglia denominata "Nuova Freschezza -il cui primo rappresentante fu Cool Water- in Hydrogen viene portata all'estremo e suggerisce un accecante “bianco ottico” che riflette la luce. Il profumo inoltre risulta vigoroso
e secco come un punteruolo di ghiaccio, come una vodka on the rocks. Col tempo la sensazione ghiacciata si stempera in una nota legnosa
fredda, ruvida e aromatica (Cashmeran e ginepro?).
Helium (Sylvie Fischer): iris e rosa damascena, salvia sclarea, cannella, benzoino, storace,
legni di patchouli e guaiaco, tabacco e vetiver compongono una
fragranza vellutata e calda, dalla morbida eleganza poudrèe. Una
delicata nota camoscio (la salvia) e una di “confettura di
albicocca” si completano a vicenda con la rosa, creando
un'impressione delicatamente avvolgente. Una delle fragranze più
interessanti della linea.
Carbon (Francoise Caron: suoi i mitici
Ombre Rose di Brosseau e Eau d'Orange Verte d'Hermes, l'Iris Nobile
di Acqua di Parma e CdG Palisander, oltre a molti altri) è un
legnoso profondo e mistico che mi ha riportato alla mente la foresta
oscura di Feminitè du Bois: anche qui domina il legno
cedro, accompagnato da spezie fredde quali cardamomo e zenzero, pepe
nero, iris e legno di sandalo. Col tempo la fragranza si attesta su
un'armonia davvero rara e magistrale, tra la sensazione di dolcezza
quasi fruttata e una piccantezza secca e polverosa. Il profumo più
complesso e meditativo dei cinque e, secondo me, il più
emozionante.
Lithium (Nicolas Bonneville, enfant prodige appena diplomato all'Isipca e protégé di Francis
Kurkdjian, suo “Maladie d'Amour” di Histoires d'Eaux) è un
profumo sfidante e interessantissimo giocato su sensazioni opposte:
il freddo del minerale e il calore della pietra focaia. L'avvio è
fumosetto, polveroso di iris e spezie calde, poi rosa, legni e
muschio (io sento anche ibq e galbano). La sensazione più
intensa è avvolgente, caldissima misteriosa, oscura, opaca e gommosa
come una di quelle vernici nere che vanno di moda sulle auto. Sotto a
tutto, fa capolino una notina di mandarino glassato presente anche in
Maladie d'Amour (immagino sia qualche specialità Takasago) che
sorride senza farsi notare troppo: la sua presenza serve solo a
rafforzare ulteriormente l'oscurità spessa e misteriosa della
fragranza
Oxigen (Antoine Lie) “eccola, una
fragranza che non puoi afferrare, né catturare, ma che è nell'aria,
tutt'attorno a te” racconta Antoine Lie. Ed in
effetti, nascendo da questo presupposto, questa fragranza testimonia
la genialità del suo autore, che ha saputo dare concretezza
olfattiva ad una sensazione così sfuggente. Con pizzichi di
zafferano (che io non ho sentito), olibano e pepe, vetiver,
muschi bianchi e un'overdose di aldeidi Lie è riuscito a ricreare
l'odore pulito, umido e insieme inafferrabile del vapore. Sa di
pulito, di freschezza, ma risulta anche opaco, gessoso, ruvido al
tatto con qualcosa di “benzina”, che lo rende meno astratto e più
reale. E' stato volutamente mantenuto delicato e non eccessivamente
impattante; se vi piace il genere vi verrà in mente la geniale
“Cologne” di Morillas per T. Mugler, di cui condivide il mood discreto e sereno. E'
un profumo strano, non etichettabile, sono sicura che se dovessi
pilotare una navetta spaziale intorno alla Terra, non mi verrebbe in
mente nient'altro da indossare di più adatto.
Questa linea va rigorosamente provata sulla pelle, io sono rimasta sconvolta dalla differenza abissale che c'è stata tra le prove su touche (dove le fragranze non “cantano” affatto) e quelle su pelle, dove le fragranze si “aprono” molto meglio e rivelano mille sfumature in più. Una per l'altra sono piuttosto sfaccettate e dai contorni sfumati, le sensazioni -spesso contrastanti- si sovrappongo e si sciolgono in un movimento continuo che non definisce una forma ben precisa, e ho trovato questa caratteristica intrigante. I profumi non si discostano molto dalla pelle, il loro impatto è riservato a chi li indossa e alle persone che invita vicino a sé, e la loro durata è nella media su pelle, mentre durano molto a lungo su tessuto.
E voi, li avete provati? Che impressioni ne avete ricevuto?
Commenti
http://sognoinvernale.blogspot.it/2013/03/un-viaggio-nel-magico-mondo-dei-profumi.html
Inverno, UAU! grazie della recensione, hai scritto un articolo bellissimo che mi ha fatto gongolare!!! Sono contenta di averti un pò "traviata" verso la profumeria di nicchia, fammi sapere se non trovi Datura Noir e L'Eau d'Hiver... potrei provvedere io! :-)
Ho fatto i complimenti a chi aveva creato la grafica perchè è qualcosa di fantastico...
Per il resto le fragranze non mi hanno stupito particolarmente.
Un gioco di sintetici che rende bene l'idea alla base del progetto, ma che di fatto lascia le fragranze abbastanza statiche e poco ricche di particolari.
Ciao AndreaRub! Devo dire che hai ragione ben due volte! Innanzitutto la grafica è molto bella, perfettamente in linea col progetto e il suo concept, e ha colpito anche me. E per quanto riguarda le fragranze... credo che quello che tu hai notato, cioè una certa "linearità" sia un effetto ricercato e voluto. Le fragranze portano i nomi degli elementi primari, quindi immagino che debbano suggerire un'idea di semplicità, di quasi "primitività" (se mi passi il termine...). Quando il marchio si pone in maniera diversa rispetto all'idea "classica" del profumo, mi aspetto che anche il liquido nei flaconi mi dia davvero una sensazione diversa dal solito, coerente con quello che il marchio dice. Poi, magari non rientra nel mio gusto...
Oxygen e Hydrogen sono un bel rimpianto: non si trattengono moltissimo sulla mia pelle, ma Hydrogen in particolare mi provoca un brivido di commozione (e oserei dire che a seconda di come mi arriva al naso ci sento una ventata delle note di testa di [untitled] di Maison Martin Margiela, che ogni volta mi riempie la bocca di saliva e le braccia del desiderio di nuotare).
Buona serata!
Irene.